“Pino Daniele – Nero a Metà”, alle origini del mito
Sarà al cinema dal 4 al 6 gennaio 2025 il documentario “Pino Daniele – Nero a Metà”. Senardi: “Un atto d’amore per la musica di Pino”
“Pino Daniele – Nero a Metà”, alle origini del mito
Sarà al cinema dal 4 al 6 gennaio 2025 il documentario “Pino Daniele – Nero a Metà”. Senardi: “Un atto d’amore per la musica di Pino”
“Pino Daniele – Nero a Metà”, alle origini del mito
Sarà al cinema dal 4 al 6 gennaio 2025 il documentario “Pino Daniele – Nero a Metà”. Senardi: “Un atto d’amore per la musica di Pino”
Sarà al cinema dal 4 al 6 gennaio 2025 il documentario “Pino Daniele – Nero a Metà”. Senardi: “Un atto d’amore per la musica di Pino”
Se il 2024 è stato un anno importante per la musica di Pino Daniele – con il ritorno ai vertici della radio grazie all’inedito “Again” e i 40 anni di “Musicante” di cui vi abbiamo raccontato su queste pagine nei giorni scorsi – il 2025 è destinato a esserlo ancora di più. Cadranno infatti non solo i dieci anni dalla scomparsa del musicista e cantautore partenopeo, ma anche i 70 dalla sua nascita e non mancheranno occasioni per celebrarne l’arte.
Il primo appuntamento da non perdere sarà tuttavia al cinema, dove dal 4 al 6 gennaio sbarcherà in oltre 200 sale il documentario “Pino Daniele – Nero a Metà”. Prodotto da Fidelio ed Eagle Pictures, per la regia di Marco Spagnoli, il lavoro ripercorre dagli esordi tutta la prima parte della carriera dell’artista, affidandosi alla voce narrante di Stefano Senardiù. Amico di lunga data, storico produttore di Pino Daniele e co-autore del film insieme al regista, Senardi ha dichiarato durante la conferenza stampa: «Questo documentario è stato un vero atto d’amore per la musica e una grandissima manifestazione di affetto per Pino. Abbiamo volutamente cercato le persone che gli erano state vicine e che lo avevano conosciuto bene. Ho anche chiesto alla produzione che il suono fosse il migliore possibile, perché vorrei che questo aspetto di Pino non sparisse mai».
Ad arricchire il racconto ci sono interviste condotte da Senardi stesso a giornalisti, produttori e artisti che hanno condiviso il palco con il cantautore napoletano: da James Senese a Enzo Avitabile fino a Tullio De Piscopo, solo per citarne alcuni. Un viaggio che abbiamo visto in anteprima e che non mancherà di emozionarvi per la sua sincerità e per la scelta – da premiare – di lasciare la musica al centro, evitando pericolosi luoghi comuni narrativi. Filo rosso costante, le canzoni fungono da guida lungo le varie fasi della narrazione, scandita da fotografie dell’epoca e da immagini di repertorio (tratte da concerti e programmi tv), contraltare alle riflessioni e ai ricordi degli intervistati.
Dalla prima chitarra elettrica Gibson regalatagli dalle zie fino ai tre dischi fondamentali (“Terra mia”, “Pino Daniele” e “Nero a Metà”), passando per il concerto di San Siro in apertura a Bob Marley e la storica serata in piazza Plebiscito del 19 settembre 1981, con oltre 200mila persone a cantare le canzoni di un artista ormai diventato una star. Ma è soprattutto il legame con Napoli, bellissima nelle immagini non scontate scelte per arricchire il racconto, a emergere forte e chiaro come qualcosa di ancora vivo, non scalfito dalla scomparsa prematura di Pino Daniele. D’altronde non poteva che esser così, per una musica che ha sempre fatto della sincerità e dell’istanza comunicativa due delle sue matrici fondamentali. Quella voglia di raccontare la città per quella che era, per le sue esigenze e per la sua forza, declinata in un sound vulcanico, unico, capace di unire universi sonori diversi, dal Mediterraneo fino a quell’America che proprio ai piedi del Vesuvio, dopo la guerra, aveva trovato casa.
Pino Daniele è stato senza alcun dubbio un pioniere e un poeta, capace di arrivare a tutti grazie alla sincerità e al cuore delle sue canzoni, a prescindere dal linguaggio utilizzato, a prescindere dal tempo. Ne sono la prova le toccanti esibizioni, che s’intervallano al racconto del film, di alcune sue canzoni eseguite da giovani artisti napoletani. Una scelta precisa per dimostrare quanto il lascito di questo straordinario artista sia oggi più vivo che mai: «Non abbiamo voluto spettacolarizzare l’assenza di Pino. Al contrario, abbiamo cercato di celebrare la sua presenza. Perché Pino, vi assicuro, è ancora qui» ha detto Senardi. «Era un uomo che ha passato tutta la vita a perfezionarsi, in continuo conflitto con sé stesso, sempre pieno di dubbi e sempre alla ricerca di migliorarsi. La chitarra per lui era quasi uno scudo. Pensate alla copertina di “Nero a metà”: la indossa come fosse un’arma. Oggi più che mai Napoli sente profondamente la sua presenza, soprattutto in occasione di questo triste anniversario. E sapete una cosa? Pino ne esce indenne. Nonostante le banalità o le riflessioni fuori luogo che spesso accompagnano queste ricorrenze, lui è assolutamente vivo, nella musica e nel cuore di chi ama Napoli».
di Federico Arduini
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- Tag: musica
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