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Premio Tenco, Giorno 1 – Il giorno delle Targhe

Dalla conferenza stampa di apertura della 50esima edizione del Premio Tenco. Tra i premiati oggi Diodato, Simona Molinari e Tullio De Piscopo

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Premio Tenco, Giorno 1 – Il giorno delle Targhe

Dalla conferenza stampa di apertura della 50esima edizione del Premio Tenco. Tra i premiati oggi Diodato, Simona Molinari e Tullio De Piscopo

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Premio Tenco, Giorno 1 – Il giorno delle Targhe

Dalla conferenza stampa di apertura della 50esima edizione del Premio Tenco. Tra i premiati oggi Diodato, Simona Molinari e Tullio De Piscopo

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Dalla conferenza stampa di apertura della 50esima edizione del Premio Tenco. Tra i premiati oggi Diodato, Simona Molinari e Tullio De Piscopo

Si è tenuta questa mattina nella storica sede del Club Tenco la conferenza stampa di apertura della 50esima edizione del Premio Tenco, con particolare attenzione, come da tradizione, per la rassegna della canzone d’autore e alle Targhe Tenco.

MIGLIORE ALBUM IN ASSOLUTO
È inutile parlare d’amore” – PAOLO BENVEGNÙ

MIGLIORE ALBUM IN DIALETTO 
Assamanù” – SETAK 

MIGLIORE ALBUM OPERA PRIMA
Curami l’anima” – ELISA RIDOLFI 

MIGLIORE ALBUM DI INTERPRETE
Hasta Siempre Mercedes” – SIMONA MOLINARI 

MIGLIORE CANZONE SINGOLA
La Mia Terra” – DIODATO

MIGLIORE ALBUM A PROGETTO
Sarò Franco – Canzoni inedite di Califano

Il primo a intervenire e rompere il ghiaccio è stato Paolo Benvegnù, vincitore della Targa Tenco per il miglior album in assoluto con “È inutile parlare d’amore”. Ha raccontato come è nata la bellissima traccia strumentale che chiude il disco: “Normalmente, guardo film senza sonoro. Ho visto il film Coco Chanel e Igor Stravinsky in questo modo e, mosso dall’emozione che mi ha suscitato, sono andato nel mio sgabuzzino, che si trova a venti chilometri di distanza, dove scrivo le mie cose. Ho aperto il registratore e ho registrato questa traccia senza riascoltarla. Mi ha ispirato l’inseguimento del desiderio e il non ritrovarsi mai. È l’unica traccia che ho fatto da solo. Nel resto del disco, per fortuna, i miei compagni mi hanno guidato verso qualcosa di diverso rispetto alla mia pochezza.”

Setak, vincitore del premio per il miglior album in dialetto, ha spiegato il significato del titolo del suo disco e la scelta dietro di esso: “‘Assamanù’ è una dichiarazione di identità in un mondo che tende all’omologazione totale, visto che significa ‘Io sono fatto così’. Ho deciso di continuare a cantare nel mio dialetto.” Setak canta in dialetto abruzzese, mescolando la sua musica con vari universi sonori: “Questa scelta è nata in un periodo di profonda depressione, durante il quale avevo pensato di smettere. Noi italiani tendiamo a imitare ciò che viene dall’estero. Vivevo a Londra e mi sentivo un buffone, osservando i miei colleghi vestiti in modi che non facevano parte del nostro vissuto. Con il mio produttore ho deciso di fare qualcosa in cui mi sentissi veramente sincero, mescolando le mie radici con tutta la musica per creare una sintesi.” Riguardo alla collaborazione con Cristicchi, ha detto: “Nasce sempre da una forte spinta artistica, così dovrebbe essere. Ho visto il suo spettacolo su San Francesco e ci siamo rivisti. Ho capito prima della fine del disco che ‘Figli della storia’ doveva essere cantata con lui.”

Simona Molinari, vincitrice del premio per il miglior album di interprete con “Hasta Siempre Mercedes”, ha raccontato: “Tutto è iniziato con uno spettacolo teatrale su Maradona, ideato da Cosimo Maria Damato, che mi aveva proposto di curarne la parte musicale. Io, però, gli ho suggerito di allargare lo spettacolo includendo Mercedes Sosa, che ho imparato a conoscere studiando le sue canzoni. Da lì è nato il mio disco, un omaggio a questa donna che ha dato un nuovo senso al mio cantare.” Sul confronto con un grande nome della musica come Mercedes Sosa, ha spiegato: “Ho cercato di distaccarmi da ciò che faceva lei. Il mio obiettivo era creare una riproposizione personale di queste meravigliose canzoni, provando a creare un disco poetico che ispirasse l’ascoltatore.” Oltre a Mercedes Sosa, nel disco ci sono brani della tradizione argentina e un inedito scritto da Bungaro e Rakele, oltre a due collaborazioni con Paolo Fresu e Tosca. Un disco che rappresenta un ritorno alle sue radici.

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