Non riusciremo mai a capire cosa spinga un uomo dalla bella storia come Pupi Avati a tirar fuori una teoria bislacca e palesemente offensiva, nel ricordare l’amico Lucio Dalla.
In occasione degli ottant’anni che avrebbe compiuto l’artista bolognese, il regista ha pensato bene di tirar fuori il ricordo di non meglio precisate “cure ormonali” imposte dalla mamma, spiegando che avrebbero avuto un ruolo decisivo nell’omosessualità del grande cantautore.
Miscelando con indifferenza il tutto a dolci ricordi di giovinezza. Incredibile.
Per tanti, nonostante tutto il nostro sentirci moderni ed evoluti, l’omosessualità resta un tabù di fatto. Un tema da affrontare cercando, se non una giustificazione, almeno una motivazione. E vorremmo proprio capire perché.
La palese assurdità e mancanza di rispetto nei confronti di chi non c’è più, non può replicare o anche mandarti a quel paese devono essere considerati solo un inciampo. Un dettaglio non abbastanza significativo da indurre almeno a un po’ di prudenza dialettica.
Non ci si preoccupa delle castronerie che si dicono in materia, perché inconsciamente si è consapevoli di avere un pubblico. Il tema stesso continua a essere trattato con una quota di pruriginosità imbarazzante, in una società che si racconta così evoluta da voler deturpare la grammatica e l’ortografia italiane con asterischi e Schwa, ma in realtà resta aggrappata a schemi di pensiero vecchi come il cucco.
Non si dica che a parlare, in fin dei conti, è stato un anziano signore poco connesso con la realtà: questa sarebbe solo una scusa, per archiviare frettolosamente l’incidente e far finta di non vedere che siamo ancora distanti dalla serenità sull’argomento.
Testimoniato anche da chi, in ogni occasione, tratta la propria omosessualità con un tratto spettacolare e facendone un caso di studio. Come il prode Rocco Casalino, che passa indifferentemente dal rammarico per non essersi candidato alle elezioni politiche – la nazione tira ancora il fiato – al racconto di quando provò in tutti i modi a essere eterosessuale.
Una marmellata insensata.
La sensazione è che spesso facciamo solo finta di considerare il tema sereno, ma molti sereni non lo sono affatto.
Di Fulvio Giuliani
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