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Daniela Barbieri

Quando la passione arriva alle Olimpiadi

Tra i ballerini della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi c’era anche una bresciana. La storia di Daniela Barbieri

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Quando la passione arriva alle Olimpiadi

Tra i ballerini della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi c’era anche una bresciana. La storia di Daniela Barbieri

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Quando la passione arriva alle Olimpiadi

Tra i ballerini della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi c’era anche una bresciana. La storia di Daniela Barbieri

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Tra i ballerini della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi c’era anche una bresciana. La storia di Daniela Barbieri

Ci vuole forza e coraggio ma soprattutto tanta passione per inseguire i propri sogni. Doti che Daniela Barbieri conosce molto bene. Lei è l’italiana che a soli 23 anni ha danzato con la compagnia Madoki, di cui fa parte, durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi 2024. “Abbiamo iniziato a realizzare quello che stavamo per fare durante le prove coreografiche e le prove costume”, ci racconta la ballerina. La compagnia Madoki ha portato in scena gli abiti del famoso stilista francese Kevin Germanier, lo stesso che ha vestito un’altra nostra splendida atleta italiana, Bebe Vio. “È stato particolare, non solo perché le performance erano all’aperto, ma anche perché erano distribuite su tutta Parigi – continua Daniela – noi abbiamo ballato sulla passerella di fronte alla Torre Eiffel. È stato assurdo ma la pioggia ha reso tutto più magico”. Immagini che hanno fatto il giro del mondo fino all’Italia, da dove sono partite raffiche di telefonate per fare i complimenti alla giovane ballerina: “È stato come aggiungere un tassello alla mia ‘vita passata’”, aggiunge.

Quelle chiamate di complimenti sono arrivate proprio dal luogo in cui lei aveva iniziato a danzare e dove per anni, soprattutto in adolescenza, aveva vissuto con difficoltà la sua passione: “A scuola alcuni coetanei mi prendevano in giro, mentre i professori mi rimproveravano perché, anziché riposare, nel tempo libero viaggiavo per ballare”. Insomma, Olimpiadi che per la giovane artista sanno di rivincita dopo anni di sacrifici. “Credo che questo sia un problema del nostro Paese italiano – ci racconta Daniela – in Italia manca la cultura della carriera del ballerino, la danza non è ancora vista come un “vero” lavoro. Per me essere passata alle Olimpiadi è un messaggio fortissimo ed importante per tanti altri ragazzi che vorrebbero dedicarsi a questo mestiere, perché lo è”. Proprio queste difficoltà hanno spinto Daniela a lasciare Brescia, la sua famiglia e i suoi affetti, a soli vent’anni, per inseguire il suo sogno: danzare. Una decisione tutt’altro che semplice, scandita da ore e ore di prove e di lezione, alternate ad un secondo lavoro come cameriera per permettersi di poter restare a vivere lì. Ma la scelta della città non è stata casuale: “Mi sono trasferita a Parigi perché promuove la cultura e l’arte a 360 gradi, non solo nel ballo e nella danza. Qui c’è grande interesse nel settore artistico da parte delle persone”. Un merito che va riconosciuto alla Francia, dove chi lavora nel mondo dello spettacolo può beneficiare del “regime dei salariati intermittenti dello spettacolo”, mentre in Italia siamo ancora abituati a chiedere ad un artista quale sia il suo “vero” lavoro.

Un settore quello dell’arte che ancora oggi, purtroppo, incontra parecchie difficoltà, anche in merito agli standard richiesti per i ballerini e le ballerine: “In Italia devi per forza rispondere a dei criteri di bellezza – ci spiega la ballerina – ci sono ancora dei canoni che non c’entrano nulla con la danza, devi essere alta e magra e i lavori si fermano agli show e alla televisione. Qui a Parigi lo stereotipo non c’è e si balla a qualsiasi età, conosco ballerini storici che hanno anche 50 o 60 anni”. Ed è proprio in Francia che la giovane ha trovato terreno fertile per le sue passioni, riuscendo a portare il suo stile, il “waacking”, anche all’Opera di Parigi con lo spettacolo “Romeo e Juliet”, oltre che ai Giochi: “Vedere che lo stile che faccio è riuscito ad arrivare in situazioni e luoghi in cui mai avrei pensato per me è un traguardo. Il waacking, toccando le Olimpiadi, è stato uno “scandalo” positivo, perché abbiamo tracciato un punto nella storia della danza”. Sulla sua vita a Parigi – dove in questo periodo i prezzi sono raddoppiati e la quotidianità è scandita dai rigidi controlli per la sicurezza – ci racconta: “I parigini sono molto chiusi e per entrare nelle loro grazie ci vuole parecchio tempo ma qui sono riuscita a fare lavori che nella vita avrei potuto solo immaginare. Quello che mi sta portando è incredibile ed è qui che voglio crescere. Torno in Italia per ricaricarmi e vedere i miei amici storici, quelli che hanno fatto parte della mia crescita, anche professionale, come i ragazzi del “Boombox” di Brescia. Oggi, anche se a distanza, sento tutto il loro affetto e il loro supporto”.

Di Claudia Burgio

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