Tutto inizia con un sogno: Jack, un anziano droghiere, che vende porta a porta in un piccolo villaggio della Bretagna di fine Ottocento, viene preso in giro dai bambini e disprezzato dagli adulti. Jack vive una vita triste e solitaria e improvvisamente muore. La reazione iniziale del villaggio è di rabbia, perché ora nessuno porta più il cibo nelle case, finché i bambini capiscono l’errore e lo eleggono a loro idolo ed eroe.
È il sogno di Mark Philippe Wirtz, un musicista di Strasburgo che nel 1962, a 22 anni, va a Londra perché è a Londra che accadono le cose giuste. Suona a orecchio, mentre studia al Conservatorio, e fa una carriera folgorante: mentre la sua piccola band imbrocca un contratto prima ancora che i Beatles divengano grandi ad Amburgo, lui crea un’etichetta e produce le proprie canzoni, interpretate nientemeno che da Marlene Dietrich. Fonda un’orchestra di musica Brass e diventa una concorrenza per i grandi dell’epoca, da Bert Kaempfert a Herb Alpert, sicché la sua carriera si sviluppa più che altro nella creazione di musical e colonne sonore.
Ma c’è questo sogno, che ha avuto da bambino e che gli torna in mente, come se fosse il mito di Babbo Natale diventato triste realtà della volgare e ignorante Francia contadina da cui era scappato. Lo racconta a Keith West, un ragazzo londinese, tre anni più giovane, che ha appena fondato una band: West alla chitarra, Ron Wood al basso (che poi andrà con gli Small Faces e con i Rolling Stones), il batterista Aynsley Dunbar (che poi lavorerà con David Bowie, Frank Zappa e mille altri idoli del rock) e un secondo chitarrista, Steve Howe, che poi fonderà gli Yes. Insieme si chiamano Tomorrow e non se li fila nessuno. Wirtz gli suggerisce di mollare il beat e di andare a lavorare con lui. West accetta. Insieme decidono di trasformare il sogno in un musical.
Dopo una settimana hanno scritto una canzone ciascuno. Le registrano subito. In sala c’è il capo della Parlophone. Ha appena perso i Beatles, che hanno fondato una propria casa discografica. Frega loro i nastri, li stampa e li porta nei negozi. Promette che quelle due canzoni serviranno a lanciare il musical. La canzone di West – intitolata “Grocer Jack” e venduta con il titolo di “Excerpt from a teenage opera” – viene suonata da tutte le radio e, in appena un mese, va in testa alle classifiche di tutto il mondo, cambiando la vita di West e Wirtz. Quanto al sogno, è rimasto tale. Le altre canzoni non sono mai state scritte.
di Paolo Fusi
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