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Renato Caruso

Renato Caruso e il relativismo musicale, tra un disco e un libro

Renato Caruso ci ha raccontato del relativismo musicale e del disco “Thanks Galilei”
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Ormai da qualche anno quando si ragiona in merito alla musica e alla sua fruizione spesso e volentieri ci si sofferma sul mezzo tramite cui si ascolta, su quale sia il migliore, tra chi è legato ad un ascolto su formati fisici e chi ormai non riesce a far a meno della musica liquida. Eppure qualcuno ha pensato di inserire una nuova variabile in questa equazione: il tempo. E se l’ascolto della musica fosse influenzato anche dal momento della giornata in cui si ascolta? Ha avuto questa idea Renato Caruso, chitarrista, compositore, divulgatore e docente, da sempre diviso tra la musa dalle sette note e la scienza. Laureato prima in ingegneria informatica, poi in informatica musicale, oltre che diplomato al conservatorio in chitarra classica Renato ha lavorato ad un disco che contenesse un’unica traccia musicale, suonata però in diversi momenti della giornata. L’album è “Thanks Galilei” e dentro il cosiddetto “relativismo musicale”. Ma com’è nata questa idea e cos’è questo relativismo?

Cover di “Thanks Galilei”

“Di solito il tempo è oggetto di discussione per tutti i fisici, per tutti i matematici, per la scienza in generale. A lungo mi sono chiesto che tipo ti rapporto avesse il tempo con la musica e ho capito che per quest’ultima in realtà non sono importanti le note, i suoni, le parole ma quando tu l’ascolti. Il momento in cui l’ascolti, il tempo in cui ascolti” – ci ha raccontato Caruso – “Perché se ascolto un brano la prima volta non mi piace, ma fra due mesi lo riascolto e al contrario mi piace, anche se è lo stesso identico brano? Perché l’ascolti in un diverso momento, quando sei più predisposto, quando hai un diverso stato d’animo“.

Basti pensare alla volte in cui potrebbe esservi capitato di assistere ad un concerto all’alba, o di mattina, rispetto al più tipico orario serale: le emozioni, le sensazioni provate, non saranno state le stesse.

“Thanks Galilei” si può quindi ascoltare in almeno due diversi modi: ascoltando la traccia contemporaneamente ai diversi orari in cui è stata suonata o tutto di fila, per percepire le diverse sfumature d’intenzione, di calore e significato, date dal diverso momento della giornata. Un’operazione che è a tutti gli effetti anche una rottura profonda con le dinamiche della musica d’oggi: “Oggi vengono pubblicate circa 80-90.000 brani al giorno al giorno, 35 milioni di brani all’anno. Un disco con una sola traccia ripetuta per due volte è quindi anche una provocazione per domandarci dove stiamo andando”.

Questi studi sono confluiti da poco anche nel libro TEMPO – MUSICA”, Edito da Le Ruzzole (Fingerpicking.net/ Edizioni Curci), disponibile nelle librerie, negli store digitali e nei negozi di strumenti musicali. Il libro è un omaggio alla famiglia Galilei e introduce in modo dettagliato la teoria sulla relatività della musica per la quale la musica non sarebbe appunto statica, ma soggetta a interpretazioni e influenze personali, sia da parte di chi la crea che di chi l’ascolta. Con la prefazione del musicista e scrittore RENO BRANDONI, il libro conduce il lettore nei meandri del rapporto tra musica e scienza e, grazie a una serie di aneddoti, dimostra il forte legame tra le due discipline.

di Federico Arduini

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