Rosalía e “Lux”: l’alba di un nuovo pop?
È uscito venerdì scorso il disco che gran parte della critica ha già definito l’album dell’anno, un capolavoro, la rinascita del pop: “Lux” di Rosalía
Rosalía e “Lux”: l’alba di un nuovo pop?
È uscito venerdì scorso il disco che gran parte della critica ha già definito l’album dell’anno, un capolavoro, la rinascita del pop: “Lux” di Rosalía
Rosalía e “Lux”: l’alba di un nuovo pop?
È uscito venerdì scorso il disco che gran parte della critica ha già definito l’album dell’anno, un capolavoro, la rinascita del pop: “Lux” di Rosalía
Se non l’avete ancora ascoltato, probabilmente ne avete comunque sentito parlare, anche se non siete appassionati di musica o di nuove uscite. È uscito venerdì scorso il disco che gran parte della critica ha già definito l’album dell’anno, un capolavoro, la rinascita del pop: “Lux” di Rosalía.

Abbandonate le sonorità e l’universo reggaeton del lavoro precedente, la popstar spagnola – due Grammy e tredici Latin Grammy alle spalle, quindi tutto fuorché una novizia – si è lanciata in un progetto mastodontico: 15 brani (18 nella versione fisica) divisi in quattro atti, sospesi tra sperimentazione, misticismo, orchestrazioni ed elettronica. Un viaggio d’ispirazione quasi operistica, in equilibrio tra l’etereo e il corporeo, tra l’acustico e il sintetico, con testi in tredici lingue diverse: dal latino, al giapponese fino all’italiano. Basterebbero queste premesse per intuire quanto “Lux” sia l’antitesi del modo di fare musica dominante oggi.
Non sorprende, quindi, la deflagrazione che il disco ha generato tra addetti ai lavori e ascoltatori: da un lato i curiosi, spinti dalla curiosità collettiva del “ci sono anch’io”; dall’altro i radicali del “beh, ma io lo sapevo già”. In mezzo, chi ascolta e riflette. A mente fredda, dopo più ascolti, “Lux” si rivela come un lavoro che alterna momenti di lirismo puro, capaci di sconvolgere, a episodi sorprendenti e trascinanti, ma anche a passaggi più rarefatti, meno densi, necessari però all’equilibrio complessivo. E tralasciando la vera prova – quella di resistere nel tempo, tra tre mesi, tra un anno – è indubbio che questo disco rappresenti per diverse ragioni un nuovo orizzonte. È la dimostrazione pratica che osare paga, se si ha qualcosa da dire, il coraggio di dirlo e il talento per farlo. Esser riuscita a far arrivare a così tanta gente un mondo diverso, sonorità estranee a quelle affini al pop da classifica, è di per sé già una grande vittoria.
Una delle forze di Rosalía resta la sua capacità di assorbire influenze globali e restituirle in chiave personale, fondendo l’oltreoceano con il Mediterraneo, la tradizione con la modernità, evitando il facile copia-incolla che affligge tanta produzione pop contemporanea. Già lo notavamo con il disco di Miley Cyrus e in altri segnali recenti: il pop si sta muovendo, lentamente ma inesorabilmente, si sta risvegliando dal torpore. E se Lux rappresenta l’alba di questa rinascita, allora il futuro della musica mainstream potrebbe finalmente tornare a parlarci con voce viva, audace e autentica.
di Federico Arduini
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- Tag: musica, spettacoli
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