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Senna, nato per essere il migliore

La serie “Senna”, finanziata da Netflix e prodotta in Brasile, è una celebrazione in sei episodi della vita di Ayrton Senna

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Senna, nato per essere il migliore

La serie “Senna”, finanziata da Netflix e prodotta in Brasile, è una celebrazione in sei episodi della vita di Ayrton Senna

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Senna, nato per essere il migliore

La serie “Senna”, finanziata da Netflix e prodotta in Brasile, è una celebrazione in sei episodi della vita di Ayrton Senna

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La serie “Senna”, finanziata da Netflix e prodotta in Brasile, è una celebrazione in sei episodi della vita di Ayrton Senna

Gli amici e i famigliari lo chiamavano “Beco”, quando cominciò a gareggiare usava il cognome Da Silva. Ma per il resto del mondo sarebbe diventato Ayrton Senna, con il cognome della madre. E se la Williams FW16 non l’avesse tradito causando la sua tragica morte sarebbe diventato il più grande campione di Formula 1 di tutti i tempi. Per chi era a Imola ma anche per chi seguiva il Gran Premio davanti alla tv, l’1 maggio 1994 è stato un giorno triste. Segnato dall’immagine di quella macchina alla deriva che si schianta contro il muro della curva del Tamburello.

La serie “Senna” (finanziata da Netflix e prodotta dalla brasiliana Gullane Entretenimento) è una celebrazione di Ayrton Senna. In soli sei episodi ne ripercorre i momenti cruciali della carriera iniziando proprio dagli attimi finali della sua vita, vissuti in diretta da milioni di spettatori. Un rapido flashback e siamo nel 1964 a San Paolo del Brasile, dove un papà regala un go-kart al figlioletto di soli 4 anni.

Un salto temporale fino al 1980 e vediamo il giovane adulto Ayrton, impersonato da Gabriel Leone, chiedere al padre di aiutarlo ad andare in Inghilterra per provare a entrare in Formula Ford. Con il sostegno dei genitori e della ragazza che ha appena sposato, parte per l’Europa dove diventerà il pilota che non si accontenta mai. Ayrton sa di essere il migliore, vuole la vittoria e vuole la macchina più veloce per riuscirci. Da questo punto di vista la storia del protagonista di “Senna” può sembrare fin troppo lineare, ma non è un difetto di scrittura. Perché Senna era esattamente questo: un pilota geniale. Un uomo che – nel bene e nel male – era dominato dalla volontà di vincere e pensava solo a come arrivare primo.

Non è un racconto di riscatto sociale o di profonde cadute ed eroiche risalite. È soltanto la storia di un campione che amava visceralmente ciò che faceva. Rispettoso dei suoi colleghi e allo stesso tempo durissimo con gli avversari. Su tutti Alain Prost (interpretato da Matt Mella), una rivalità che raggiunse l’apice quando i due piloti gareggiavano nella stessa scuderia: la mitica Honda-McLaren. La macchina che per anni ha costretto le Ferrari – appena intraviste in questa serie – a inseguire due auto inglesi, con motori giapponesi, avvolte nei colori di un pacchetto di sigarette americane. “Senna” riesce a raccontare la storia del pilota senza annoiare mai. Neanche quando la narrazione si concentra su dettagli meno comprensibili, come le soluzioni tecniche. Uno dei punti di forza di Senna era la capacità di occuparsi di ogni aspetto della messa a punto dell’auto. Oppure sulle dinamiche contrattuali delle scuderie.

Nella parte finale la serie esplora il lato più umano del campione, evidenziando i momenti chiave del suo scontro con i vertici della Federazione dell’automobile (Fia). La lotta per includere i piloti nelle decisioni sulle regole di sicurezza. La presa di coscienza della necessità di impegnarsi personalmente per dare opportunità ai brasiliani più poveri. “Senna” non racconta nulla di nuovo a chi conosce la carriera del campione brasiliano. Permette però, a chi ha l’età per ricordarsela, di rivivere alcuni momenti di un’epoca straordinaria per la Formula 1. Provando nostalgia per un mondo che non esiste più. Per i più giovani è invece l’occasione per conoscere chi è stato Ayrton Senna, un uomo la cui storia può essere una fonte di ispirazione per chiunque.

Di Federico Bosco

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