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Senza privacy e senza vergogna

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La vicenda che ha coinvolto il rapper Fedez e una serie di personaggi legati al mondo degli ultras del Milan ha tutto tranne che i crismi della novità

Fedez Milan

Senza privacy e senza vergogna

La vicenda che ha coinvolto il rapper Fedez e una serie di personaggi legati al mondo degli ultras del Milan ha tutto tranne che i crismi della novità

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Senza privacy e senza vergogna

La vicenda che ha coinvolto il rapper Fedez e una serie di personaggi legati al mondo degli ultras del Milan ha tutto tranne che i crismi della novità

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La vicenda che ha coinvolto il rapper Fedez e una serie di personaggi legati al mondo degli ultras del Milan ha tutto tranne che i crismi della novità. Sembra fatta con lo stampino, nell’ambiente in cui la commistione fra “star” del rap e della trap con capi e capetti curvaioli genera relazioni che, nella migliore delle ipotesi, sembrano scimmiottare in sedicesimi le storie (storiacce) delle gang intorno ai nomi di successo di un certo tipo di musica dall’altra parte dell’oceano. 

Solo che da noi tutto questo assume contorni provinciali e da strapaese che lasciano allibiti per la pochezza generale che ne vien fuori. 

Oltre questo non ci spingiamo su episodi che sono sottoposti a indagini e che in condizioni normali non ci avrebbero interessato, se non molto relativamente. 

Sobbalziamo, invece, davanti al massacro mediatico cui è stata sottoposta una ragazza che non ha nulla a che vedere con l’inchiesta e che al più potrebbe risultare testimone di quanto accaduto.

Di sicuro ne è vittima per un modo di fare giornalismo che lascia stupefatti: che senso ha mettere in piazza il suo nome, il suo volto, la sua vita, le sue relazioni – vere o presunte – i suoi studi, la sua carriera, le sue aspirazioni? Che razza di giornalismo è quello che sottolineando – facciamo questo esempio perché particolarmente illuminante – la riservatezza della ragazza ne sbatte poi la vita da 36 ore in apertura o quasi dei principali siti di informazione del Paese? Da quello che sappiamo, non ha neppure un profilo pubblico in Instagram, ma la sua volontà non viene neppure presa in considerazione.

L’eco di chi si affretta a sottolineare che se frequenti Fedez non puoi pretendere il rispetto della tua privacy non merita neppure un commento. Risponde solo all’ormai debordante pratica social del fare la morale agli altri. Farsi “solo” gli affari altrui non basta più da tempo. Beninteso, finché la morale non la fanno a te, in quel caso il rispetto della privacy torna miracolosamente prioritario. 

È un involgarimento del gossip ammantato di finto giornalismo. Così è, se vi pare.

di Fulvio Giuliani

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