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Si canta per dire, parla Francesco Baccini

Dalla censura dell’ultimo album-scandalo fino alla recente accusa di sessismo riservata a una delle sue canzoni più famose, “Le donne di Modena”
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Si canta per dire, parla Francesco Baccini

Dalla censura dell’ultimo album-scandalo fino alla recente accusa di sessismo riservata a una delle sue canzoni più famose, “Le donne di Modena”
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Si canta per dire, parla Francesco Baccini

Dalla censura dell’ultimo album-scandalo fino alla recente accusa di sessismo riservata a una delle sue canzoni più famose, “Le donne di Modena”
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Dalla censura dell’ultimo album-scandalo fino alla recente accusa di sessismo riservata a una delle sue canzoni più famose, “Le donne di Modena”
«Piacere, Francesco Baccini. Uno dei più sottovalutati della musica italiana». Ci scherza su il cantautore di Genova, ma è un riso amaro che gli riporta alla bocca le lotte coi discografici, il Festival e gli ex amici, fino al destino rovesciato per quell’incidente al femore. La fine di una carriera calcistica (al debutto nella Primavera della Sampdoria) che lascia spazio a un’altra storia, quella di un artista tra i più eclettici del panorama musicale italiano, che ha raggiunto ogni obiettivo pur remando ostinatamente in direzione contraria. Dopo 35 anni di carriera non ha ancora smesso di sperimentare, concedendosi un vecchio desiderio, ossia un album dal titolo evocativo: “Archi e Frecce”. Diciannove successi arrangiati in chiave minimale e classica, più due inediti interpretati col quartetto d’archi femminile dell’Alter Echo String Quartet. Una sorta di best of di fattura pregevole, sorprendente persino nella genesi. «Non volevo più fare album», anticipa nella chiacchierata. Ma la ‘colpevole’ visione dell’ultimo tour di Lucio Dalla – a base di archi, clarinetto e pianoforte – ha acceso l’idea. Essere mainstream? «Non m’interessa, questo è proprio il disco che volevo fare». Come non credergli, visti i precedenti con la casa discografica, mollata prima della scadenza del contratto. «Volevano trasformare i miei lavori in altro, incasellandomi in qualcosa che non m’appartiene». Risultato? «Ho detto di no. I dischi si fanno se si ha qualcosa da dire». E pazienza se da trent’anni è relegato in un cono d’ombra dal quale fatica a uscire. Da quell’album-scandalo “Nomi e cognomi”, 600mila copie vendute. “Giulio Andreotti”, “Renato Curcio”, “Diego Armando Maradona”, “Radio Maria”: titoli che danno già l’idea. «Il disco? Eliminato perfino dal catalogo!». Censura per censura, fino alla recente accusa di sessismo riservata a una delle sue canzoni più famose, “Le donne di Modena”. «Rasentiamo il ridicolo con questo politically correct, immagino come se la passino i comici. Almeno capire il testo… Ma non badiamo più alla sostanza» lamenta. «Forse è colpa della tecnologia. Se a 14 anni avessi avuto i social avrei fatto lo stesso». Anche il tiktoker? «Perché no. È rappresentativo del nostro tempo. Pensare che da adolescente ascoltavo Beethoven, Chopin… Così nel disco mi sono divertito a mischiare i miei mondi musicali, che vanno dalla classica al blues e al rock: la mia doppia anima, intimista e ironica. Sotto questo sole. E oltre». E con Paolo Belli, ex partner in crime, è ancora in contatto? «Non ci sentiamo da quell’estate!» spiazza. Una delusione che prova a camuffare. «Chiedete a lui perché. Io non ho mai litigato con nessuno. Dispiace, la franchezza la pago anche nei rapporti personali». Eppure è sempre beato fra le donne, non solo nell’ultima esperienza professionale. «La verità? Sono un timido. Certo, ho avuto le mie storie, ma faccio in modo che l’iniziativa sia degli altri». Capitolo Sanremo? «Mai dire mai», ma i programmi sono altri. Dal docufilm in uscita su Amazon Prime, incentrato sulla figura di Luigi Tenco, al biopic in cui interpreta l’autore dell’inno di Mameli. Senza dimenticare i concerti, «il primo della serie il 16 maggio a Milano».  Fronte tifo, la gioia per il Genoa che torna in serie A non ha eguali. Baccini rilancia anche il suo plauso sincero per lo scudetto del Napoli: «Campionato spettacolare e titolo meritatissimo». Poi dritto alla chiosa piaciona: «Meglio le donne di Modena o le donne di Napoli? Senza dubbio le napoletane! In onore di mia nonna, cilentana e cresciuta a Torre del Greco. Per questo sono l’unico cantautore genovese che sorride: anch’io sono un po’ napoletano!». Di Maria Francesca Troisi

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