Solomon e “The Lion Sleeps Tonight”
La storia di Solomon Popoli Linda, l’ideatore dell’iconica canzone, la cui paternità gli fu riconosciuta a tutti gli effetti soltanto nel 2001
Solomon e “The Lion Sleeps Tonight”
La storia di Solomon Popoli Linda, l’ideatore dell’iconica canzone, la cui paternità gli fu riconosciuta a tutti gli effetti soltanto nel 2001
Solomon e “The Lion Sleeps Tonight”
La storia di Solomon Popoli Linda, l’ideatore dell’iconica canzone, la cui paternità gli fu riconosciuta a tutti gli effetti soltanto nel 2001
La storia di Solomon Popoli Linda, l’ideatore dell’iconica canzone, la cui paternità gli fu riconosciuta a tutti gli effetti soltanto nel 2001
Alla fine degli anni Trenta negli studi della Gallo Record Company a Johannesbur lavorava un addetto alle pulizie molto particolare. Il suo nome era Solomon Popoli Linda, classe 1909, di origine zulu: ex mandriano di umile estrazione, svolgeva mansioni di imballaggio dei dischi e nei weekend si esibiva allegramente col suo gruppo, gli Evening Birds. Un giorno Solomon ebbe la balzana idea di intonare una canzone che doveva in qualche modo ricreare i fitti suoni della giungla, i canti dei cacciatori. Il titolo era “Mbube” (Leone) e presentava la classica struttura subsahariana di call and response. La linea melodica era abbastanza improvvisata, ma a un certo punto si poteva udire nitidamente: «Uyimbube» (Sei un leone). Inoltre, secondo il giornalista Rian Malan (che scrisse nel 2000 un articolo su “Rolling Stone” per rendere nota la storia di Linda), nella terza parte della canzone «Solly prese un respiro profondo, aprì la bocca e improvvisò la melodia che il mondo ora associa a queste parole: “Nella giungla, nella potente giungla, / il leone dorme stanotte”».
Il singolo, pubblicato senza diritti d’autore e anzi soggetto alla tassa di incisione, vendette centomila copie in Sudafrica. La notizia rimbalzò in America fino ad arrivare alle orecchie dell’etnomusicologo e direttore della musica folk per la Decca Alan Lomax. Il quale fece ascoltare il pezzo a Pete Seeger e ai Weavers. La loro versione – riarrangiata con archi e coro e intitolata “Wimoweh” per un errore di trascrizione – uscì nel 1952. Fu ampiamente utilizzata nei live, dove riscosse il favore del pubblico. In una circostanza Seeger, politicizzando notevolmente il brano, spiegò che esso si riferiva all’ultimo re zulu, Chaka il leone: non era morto al sopraggiungere dei conquistatori occidentali, ma si era addormentato e prima o poi si sarebbe svegliato.
Dieci anni dopo il paroliere della Rca Records, George David Weiss, in vista di una cover in stile doo-wop e r&b, aggiunse finalmente i versi che tutti conosciamo: «In the jungle, the mighty jungle / The lion sleeps tonight […] / Near the village, the peaceful village / The lion sleeps tonight […] / Hush, my darling, don’t fear, my darling, / The lion sleeps tonight». La canzone fu registrata dai Tokens e raggiunse il primo posto nella Billboard Hot 100. Nel 1962 Linda morì in miseria e la paternità di “Mbube” gli fu riconosciuta a tutti gli effetti soltanto nel 2001. Nota in ogni angolo del globo terracqueo, afflitta da annosi problemi di copyright, “The Lion Sleeps Tonight” è uno dei più grandi successi nella storia della popular music. Conta decine e decine di rifacimenti: da Brian Eno ai REM, dai Nylons a Lebo M, che ha firmato la celeberrima versione del “Re Leone” (anch’essa con guadagni stellari e non priva di controversie). Incredibile ma vero: esiste persino un’incisione dell’indimenticabile Mia Martini nel suo primo album, “Oltre la collina” (1971).
Di Alberto Fraccacreta
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