Van Morrison oltre le parole
Secondo disco in un anno per Van Morrison, settantasettenne che ha lanciato da poco la sua etichetta discografica
Van Morrison oltre le parole
Secondo disco in un anno per Van Morrison, settantasettenne che ha lanciato da poco la sua etichetta discografica
Van Morrison oltre le parole
Secondo disco in un anno per Van Morrison, settantasettenne che ha lanciato da poco la sua etichetta discografica
Secondo disco in un anno per Van Morrison, settantasettenne che ha lanciato da poco la sua etichetta discografica
Alla veneranda età di settantasette anni Van Morrison, dopo il successo di “Moving On Skiffle” – di cui abbiamo parlato su queste pagine –, lancia un’etichetta discografica, la Orangefield Records, che pubblicherà il materiale inedito del cantautore irlandese dal suo nutrito archivio. A partire dal 25 agosto: è già in pre-order “Beyond Words: Instrumental”, un album di diciassette brani esclusivamente strumentali, definito dal “Belfast Telegraph” «una drammatica rottura rispetto a tutto ciò che ha fatto in passato». Orangefield è sintomaticamente il quartiere orientale di Belfast in cui è cresciuto Morrison: si tratta ancora di uno sguardo agli inizi, a quella adolescenza fulminante tra skiffle, soul, rock and roll, armonie gaeliche. In prima battuta era stato annunciato che l’etichetta si sarebbe chiamata Esoteric (con un cenno forse all’elaborata spiritualità di Morrison), ma i solerti seguaci del cantante hanno sottolineato, attraverso Facebook e Instagram, il controverso addensamento di case discografiche con quell’intestazione da testi pseudo-aristotelici.
A fine luglio è arrivato il comunicato stampa: «“Beyond Words: Instrumental”, la prima uscita di Orangefield Records, è un album accattivante che mette in mostra le straordinarie composizioni strumentali di Van Morrison […], traghettando gli ascoltatori in un viaggio ipnotizzante dentro uno degli archivi più ammirati al mondo. […] Dopo anni di attesa, il nuovo progetto è destinato a rivoluzionare il modo in cui i fan sperimentano la musica di Van».
Morrison è da sempre un attento elaboratore di sonorità narcotiche, sinuose, polverulente. Anche nelle canzoni al di qua delle parole. Si pensi al violino sgusciante di “And the Healing Has Begun” (“Into the Music”, 1979): «E cammineremo di nuovo lungo il viale / e canteremo tutte le canzoni di allora. / E cammineremo di nuovo lungo il viale / e la guarigione è iniziata». O agli scatti ramati dell’organo Hammond in “Can’t Go On This Way” (“What’s Is Gonna Take?”, 2022). O ancora ai ferrei salti pianistici di “Whenever God Shines His Light” (“Avalon Sunset”, 1989): «Ogni volta che Dio fa brillare la sua luce su di me, / apre i miei occhi così che possa vedere. / Quando guardo in alto nella notte più buia, / so che andrà tutto bene».
Ivan Little, nel già citato articolo sul “Belfast Telegraph”, osserva che «in passato Morrison aveva già incluso nei suoi album strumentali strani come “Connswater”, “Boffyflow and Spike”». In “Connswater” – appartenente alla raccolta “Inarticulate Speech of the Heart” (1983) – convergono musica celtica, jazz, new wave in un melting pot musicale raffinato e arboreo che è poi la cifra peculiare dell’opera di Van. Ma l’idea di andare oraoltre le parole ci dice qualcosa in più della sua tensione metafisica: il desiderio di superare una soglia, di sostare in un luogo into the mystic. Gioioso, privo di conflitti, illuminato unicamente dal raggio argenteo della musica.
di Alberto FraccacretaLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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