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Vent’anni dall’uscita di Munich di Steven Spielberg

Il 27 gennaio di 20 anni fa – proprio nel Giorno della Memoria – usciva nelle sale cinematografiche il capolavoro di Steven Spielberg “Munich”

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Vent’anni dall’uscita di Munich di Steven Spielberg

Il 27 gennaio di 20 anni fa – proprio nel Giorno della Memoria – usciva nelle sale cinematografiche il capolavoro di Steven Spielberg “Munich”

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Vent’anni dall’uscita di Munich di Steven Spielberg

Il 27 gennaio di 20 anni fa – proprio nel Giorno della Memoria – usciva nelle sale cinematografiche il capolavoro di Steven Spielberg “Munich”

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Il 27 gennaio di 20 anni fa – proprio nel Giorno della Memoria – usciva nelle sale cinematografiche il capolavoro di Steven Spielberg “Munich”

Il 27 gennaio di 20 anni fa – proprio nel Giorno della Memoria – usciva nelle sale cinematografiche il capolavoro di Steven Spielberg “Munich”. Cinque candidature agli Oscar, fra cui quella come miglior film. Con un insuperabile Eric Bana come protagonista, affiancato da Daniel Craig e dal premio Oscar Geoffrey Rush. Tratto dal libro “Vendetta” di George Jonas (un titolo terribilmente ancora così attuale), narra le vicende dello squadrone che Golda Meir, primo ministro israeliano all’epoca dei fatti, assoldò per vendicare gli atleti dello Stato ebraico. Sequestrati e uccisi alle Olimpiadi di Monaco del 1972 dal gruppo terroristico palestinese meglio noto come “Settembre nero”.

La sera del 5 settembre un commando di otto palestinesi riuscì a fare irruzione nelle stanze degli 11 atleti israeliani. Che si preparavano a prendere parte alla competizione. Due di loro morirono subito, gli altri nove furono presi in ostaggio e uccisi in un secondo momento. Fu di fatto il primo attentato terroristico dell’era mediatica. Il primo seguito da radio e tv di mezzo mondo, che minuto per minuto raccontarono in presa diretta i tragici momenti dei negoziati. Prima dal villaggio olimpico e poi dall’aeroporto di Fürstenfeldbruck. Da dove un aereo della Lufthansa avrebbe dovuto trasferire il commando e gli ostaggi a Il Cairo.

Un incubo durato oltre 24 ore, durante le quali il programma delle Olimpiadi andò incredibilmente avanti. Come se nulla fosse. Nonostante la notizia dell’attacco terroristico avesse preso il sopravvento. Soltanto le manifestazioni di protesta nelle principali piazze mondiali convinsero gli organizzatori a porre uno stop ai Giochi.

C’è una frase che Golda Meir pronuncia all’inizio del film. E che merita di essere ricordata per come richiama alla mente quanto accaduto dopo il 7 ottobre 2023. «Per ogni civiltà arriva il giorno in cui è necessario scendere a compromessi con i propri valori» dice la premier guardando dritta negli occhi il capo squadra del Mossad Avner Kaufmann (interpretato da Eric Bana). Parole che pronuncia nel tentativo di spingerlo ad accettare un incarico che lo porterà per anni lontano dalla famiglia. Con una moglie incinta del loro primo figlio. L’obiettivo? Scovare e uccidere i nemici di Israele responsabili della progettazione dell’attentato di Monaco.

Un’operazione destinata a durare oltre vent’anni e dal nome emblematico (“Ira di Dio”). Ma che la pellicola racconta fino a quando Kaufmann non deciderà di tornare dalla famiglia perseguitato da sensi di colpa e manie di persecuzione. Nel corso dell’operazione infatti non tutto andò come previsto. Il marocchino Ahmed Bouchiki (un cameriere fratello del musicista Chico Bouchikhi, futuro fondatore del gruppo dei Gipsy Kings) morì da innocente. Per uno scambio di persona. Alcune delle scene del film si girarono anche in una Roma riambientata in maniera impeccabile. Con dettagli tipici degli anni Settanta, per raccontare l’uccisione dello scrittore palestinese Wael Zuaiter. Che si trovava nella Capitale per presentare la sua traduzione dall’arabo all’italiano de “Le mille e una notte”. La sua esecuzione nell’androne di un palazzo in piazza Annibaliano, dove aveva preso in affitto un piccolo appartamento, costò a Israele 352mila dollari.

Dopo decine di agguati, stanco e svuotato nell’anima – molto diverso da com’era partito anni prima – il ‘vendicatore’ Kaufmann decide di tornare in Israele, dove viene accolto come un eroe. Sconsolato, si rivolge così a uno dei vertici del Mossad che lo accoglie soddisfatto per il lavoro svolto: «Abbiamo ottenuto qualche risultato? Ogni uomo ucciso ha un sostituto» gli dice. «Allora perché tagliarsi le unghie se poi ricrescono? Li hai uccisi per Monaco, per la pace, per il futuro» gli risponde il superiore. «Non c’è nessuna pace alla fine di tutto» risponde infine lui, senza ormai più nessuna luce nello sguardo. Parole terribilmente attuali e che, alla luce di quanto accaduto nell’ultimo biennio, non possono che mettere i brividi. A distanza di 50 anni quasi nulla è cambiato.

Di Ilaria Cuzzolin

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