Vita sui tasti di Ruth Slenczynska
Ruth Slenczynska, la pianista con la carriera più lunga della storia, uscirà a marzo con un nuovo album: “My Life in Music”. Ogni brano sarà un ricordo di un pianista o compositore che ha conosciuto personalmente. La sua è una musica infinita.

Vita sui tasti di Ruth Slenczynska
Ruth Slenczynska, la pianista con la carriera più lunga della storia, uscirà a marzo con un nuovo album: “My Life in Music”. Ogni brano sarà un ricordo di un pianista o compositore che ha conosciuto personalmente. La sua è una musica infinita.
Vita sui tasti di Ruth Slenczynska
Ruth Slenczynska, la pianista con la carriera più lunga della storia, uscirà a marzo con un nuovo album: “My Life in Music”. Ogni brano sarà un ricordo di un pianista o compositore che ha conosciuto personalmente. La sua è una musica infinita.
Harry S. Truman, grande appassionato di musica classica, la invitava spesso nella suite presidenziale del Carlyle Hotel di New York dove custodiva gelosamente un pianoforte. Fu grazie a lei, disse il presidente americano, che imparò a suonarlo. Ruth Slenczynska, 97 anni il 15 gennaio, si è esibita per i presidenti Hoover, Carter e Reagan. C’era anche durante la cerimonia di
insediamento di J. F. Kennedy, nel 1961.
Non ha mai smesso di suonare e con il nuovo contratto firmato con la Decca Classics è diventata la pianista con la carriera più lunga della storia. Il suo nuovo album “My Life in Music”, registrato a New York durante il lockdown, uscirà a marzo. Ogni brano è il ricordo di un pianista o di un compositore che ha conosciuto personalmente. Sono stati tanti nel corso della sua infinita carriera. Al collo porta ancora una collana con un uovo blu in miniatura che le regalò il leggendario Sergej Rachmaninov, uno dei suoi primi maestri. Ruth Slenczynska è nata in California da genitori polacchi nel 1925, a tre anni già suonava il pianoforte, a sette si esibiva alla Salle Pleyel di Parigi con un’orchestra al completo.
La definivano la prima vera bambina prodigio dai tempi di Mozart, ma dietro c’era molto altro. C’erano gli schiaffi a ogni errore, c’erano nove ore al giorno di esercitazioni forzate, i pasti sottratti a ogni tentativo di ribellarsi. Soprattutto c’era l’ombra di un padre crudele, violinista e capo del Conservatorio di Varsavia, costretto ad abbandonare il sogno della musica a causa di una ferita riportata in guerra. Ruth Slenczynska racconta la sua infanzia difficile nella biografia “Forbidden Childhood”, uscita nel 1957. Dentro, le note amare di una fanciullezza mai vissuta: non ci sono bambole o i giochi con i bambini del vicinato, c’è solo la musica imposta dal padre che vede in lei una fonte di guadagno.
Così Slenczynska cambia vita e inizia a viaggiare, sfinita dalle pressioni a cui la sottopone il genitore: si iscrive alla Facoltà di Psicologia all’Università della California e scappa con un compagno di studi. Torna a esibirsi dal vivo solo nel 1951 al Carmel Bach Festival e da lì non si ferma più. Oggi, con più di 90 anni di carriera alle spalle, è entrata nella storia. La sua è una musica infinita.
di Giacomo Chiuchiolo
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