Zero filtri per un Autoritratto
Zero filtri per un Autoritratto
Zero filtri per un Autoritratto
Settantatré anni, di cui oltre 50 di carriera. Una nuova avventura discografica e un nuovo tour per una profonda e mai appagata istanza comunicativa. Un solo nome: Renato Zero. Uscito l’8 dicembre scorso a sorpresa dopo un countdown tutto social, “Autoritratto” è un disco che per l’artista romano rappresenta l’occasione di raccontarsi ancora una volta a fondo, senza filtri e retrospettivamente, ma sempre con uno sguardo al presente e al futuro: «Questo disco è una tessera dello ‘Zero-mosaico’, ma questa volta sono io stesso a passarmi al setaccio, a sentire il bisogno di guardarmi dentro, a valutare la mia resistenza. Verificando di quanta autonomia sono ancora dotato e di quanta pazienza il mio amato pubblico dispone» ha sottolineato il cantante durante la presentazione del disco a Milano. «Non avrei mai immaginato di arrivare dove sono oggi. Il mio gioco è diventato un mestiere. Ha aiutato me e ha aiutato tanto anche altre persone, ne sono orgoglioso. La salvezza va prima rivolta verso noi stessi perché noi siamo il nostro primo nemico. Bisogna salvarsi anche da sé oltre che dagli altri» ha aggiunto.
Un disco di 13 brani che è un incontro fra le varie sfumature di quella magnifica dualità esistenziale che è tutt’uno in Zero. Suonato dall’inizio alla fine, con l’orchestra grande protagonista: «Bisognerebbe riavvicinarsi all’orchestra. Siamo figli di Puccini e grandi compositori. Questi ragazzi con dodici anni almeno di conservatorio alle spalle vanno premiati». Momenti di ampio respiro – declinati al servizio di un pop raffinato – si alternano a soli melodici di una bellezza elegante, fra una chitarra elettrica e un sax soprano. Merce rarissima, dar spazio alla musica nel 2023. Contraltare a questo universo sonoro sono una voce ancora oggi unica – capace di sfumature interpretative irripetibili nel panorama nostrano – e testi profondi che tirano le somme di una vita vissuta in prima fila, senza mai rinnegare la voglia di esser sé stessi e dire quel che si pensa. E Zero lo fa ancora una volta, commentando i recenti tristi fatti di cronaca: «Ho invitato il mio pubblico a scendere in piazza, a non restare fra le quattro mura di casa a piangersi addosso. L’ottenimento di certe vittorie è sempre avvenuto attraverso la piazza. In un momento grave come questo, mai come ora questa piazza dovrebbe ripopolarsi».
Mentre difendeva i più giovani (alcuni dei quali per strada lo chiamano ‘Maestro’), troppo spesso dimenticati dalle istituzioni, l’artista romano è intervenuto anche sul tema della violenza nei testi dei trapper: «Se un padre si rivolge alla madre e le dice “sei una z…” questa espressione viene raccolta dai figli. Quando raggiungono un microfono ecco che questo diventa il veicolo involontario di una cattiva gestione di un atteggiamento che non si confà a un diciottenne o a un ventenne. Non dobbiamo essere noi a giudicare, dobbiamo andare presso le famiglie e la risposta la troveremo in quella sorta di non educazione». Zero porterà il disco in tour in una serie di “concerti-evento” a marzo 2024, fra Roma e Firenze, per un set all’insegna del minimalismo: «Non c’è più bisogno che mi trucchi: ormai i pastelli ce li ho dentro».
di Federico Arduini La Ragione è anche su Whatsapp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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