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Acerbi fa l’offeso e sbatte la porta della Nazionale

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Acerbi, invece di riflettere sull’importanza di essere riuscito a ribaltare le convinzioni di Spalletti, preferisce mettere davanti a tutto l'”offesa”

Acerbi fa l’offeso e sbatte la porta della Nazionale

Acerbi fa l’offeso e sbatte la porta della Nazionale

Acerbi, invece di riflettere sull’importanza di essere riuscito a ribaltare le convinzioni di Spalletti, preferisce mettere davanti a tutto l'”offesa”

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Acerbi fa l’offeso e sbatte la porta della Nazionale

Acerbi, invece di riflettere sull’importanza di essere riuscito a ribaltare le convinzioni di Spalletti, preferisce mettere davanti a tutto l'”offesa”

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Della storia (triste) del No alla Nazionale del difensore dell’Inter Acerbi la cosa che mi colpisce maggiormente è la tracotanza della motivazione: “Non vado dove non sono rispettato“.

Riferimento a quando il commissario tecnico Luciano Spalletti rispose a una domanda diretta di un giornalista, su una possibile convocazione del centrale nerazzurro in ottica anti-Haaland, facendo riferimento all’età. Troppo avanzata, si intende, per costruire qualcosa in prospettiva Mondiale.

Spalletti ha poi (aveva) cambiato idea e Acerbi cosa fa? Invece di riflettere sulla bellezza e l’importanza di essere riuscito a ribaltare le convinzioni dell’allenatore grazie alla qualità e costanza delle sue prestazioni in campo, ha preferito mettere davanti a tutto “l’offesa”.

Reale o presunta, conta nulla, perché se è vero tutto quell’attaccamento alla maglia azzurra scritto nel suo post di critica al Ct, in Nazionale ci vai, giochi, cerchi di farlo al meglio (anche per far dimenticare una prestazione invereconda nella finale di Champions League…) e dopo – magari con signorilità – fai notare che forse quella volta l’allenatore era stato troppo severo. Se non altro con la tua carta d’identità.

Così, resta solo un manifesto molto permaloso e parecchio triste, oltretutto appena 24 ore più tardi la partita più brutta e sconcertante della storia della tua squadra di club.

C’era un tempo in cui si andava tremando in azzurro, pensando ai mostri sacri che avresti incontrato nello spogliatoio. Oggi assommiamo fenomeni di cartapesta, il giorno dopo aver preso cinque sberle da una banda di ragazzini di straordinario talento. Mestizia.

Di Fulvio Giuliani

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