Addio ad Aldo Agroppi
Litigioso, irriverente e anche scomposto, ma anche uno di quelli che non aveva certo paura a fare domande a bruciapelo
Addio ad Aldo Agroppi
Litigioso, irriverente e anche scomposto, ma anche uno di quelli che non aveva certo paura a fare domande a bruciapelo
Addio ad Aldo Agroppi
Litigioso, irriverente e anche scomposto, ma anche uno di quelli che non aveva certo paura a fare domande a bruciapelo
Litigioso, irriverente e anche scomposto, ma anche uno di quelli che non aveva certo paura a fare domande a bruciapelo
La radio, intesa come lingua, era perennemente accesa, anche se Aldo Agroppi si era allontanato da tempo dalla tv. Lui, livornese “di scoglio”, a differenza di altri come Lippi e Ulivieri, è morto a Piombino, casa sua, come annunciato avrebbe fatto nelle ultime interviste concesse ai quotidiani.
E’ stato un uomo che si è portato dietro un peso voluto dal destino, con l’esordio in Serie A avvenuto poche ore prima della morte di un mito come Gigi Meroni. Calciatore, allenatore (non di grande livello, obiettivamente), commentatore tv, sarebbe ipocrita scrivere che piaceva a tutti: proprio no, anche perché Agroppi spesso si è scelto bersagli grossi, in particolar modo la Juventus, “nemica” sportiva dei suoi grandi amori pallonari, il Torino (soprattutto) e la Fiorentina. Eppure da bambino era simpatizzante per la Juventus e in particolare per Omar Sivori. Non è l’unico che ha rivisto i propri orizzonti, in questo senso. Agroppi è sempre piaciuto poco ai poteri forti e anche per questo motivo è finito ai margini. Ha spiegato nell’ultima intervista a “Repubblica” che i calciatori sono “ignoranti e analfabeti”, oltre a ricordare di aver fatto la guerra ai “leccaculo”, senza dimenticare anche qualche carezza al ct Spalletti che “voleva spiegare a Totti come si gioca”.
La sensazione è che nei programmi tv che compongono l’attuale mosaico pallonaro, dove la competenza non è sempre al primo posto, uno come lui sarebbe stato un gigante. Certo, sempre controcorrente, corrosivo, anche sopra le righe, ricordando gli attacchi gratuiti, per esempio, all’ex ct della nazionale italiana, Marcello Lippi. Agroppi era così, non è mai cambiato. E’ stato tra i primi ex calciatori ad accomodarsi negli studi tv per il commento. E’ stato senza dubbio quello più litigioso, irriverente, anche scomposto. Ma anche uno di quelli che non aveva certo paura a fare domande a bruciapelo nei denti, che vanno fatte, mentre oggi difficilmente si va oltre l’elogio smaccato del tecnico di turno, per evitare visi turbati e società che poi protestano sottobanco.
Il calcio di oggi, anche per questo, non gli piaceva affatto, guardava solo il Torino e ha avuto il coraggio di dire che gli stadi, ancora ora, sono “alla mercè” dei facinorosi. Non basta il Daspo, dunque, e chi non la pensa in fondo come Agroppi? E l’effetto nostalgia aumenta, anche grazie a lui.
Di Nicola Sellitti
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