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Ancelotti e il Brasile sposi promessi, forse

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Ancelotti e il Brasile sposi promessi, forse. Spunta una possibile trattativa con un club saudita, l’Al-Hilal, che offrirebbe 50 milioni di euro al tecnico italiano

Ancelotti e il Brasile sposi promessi, forse

Ancelotti e il Brasile sposi promessi, forse

Ancelotti e il Brasile sposi promessi, forse. Spunta una possibile trattativa con un club saudita, l’Al-Hilal, che offrirebbe 50 milioni di euro al tecnico italiano

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Ancelotti e il Brasile sposi promessi, forse

Ancelotti e il Brasile sposi promessi, forse. Spunta una possibile trattativa con un club saudita, l’Al-Hilal, che offrirebbe 50 milioni di euro al tecnico italiano

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Risollevare il Brasile, dopo aver dominato con il Real Madrid. L’impresa è estremamente affascinante per Carlo Ancelotti, vicino alla panchina verdeoro. Anche se nelle ultime ore ci sono voci di una trattativa al rallentatore. Ancelotti vorrebbe iniziare il Brasile ad agosto, dopo il Mondiale per Club con il Real, mentre la federcalcio brasiliana lo vorrebbe da giugno. E sullo sfondo ci sarebbe un club saudita, l’Al-Hilal, che offrirebbe 50 milioni di euro l’anno al tecnico italiano. Che però è affascinato da anni dal Brasile. In termini mediatici avrebbe avuto più peso forse solo l’accostamento tra la nazionale verdeoro e Pep Guardiola (che pure c’è stato, prima del rinnovo dell’allenatore con il Manchester City). Lo spagnolo si porta dietro una mistica, un tipo di racconto che va oltre il suo enorme talento da tecnico.

Il compito che attende Carlo Ancelotti sulla strada della panchina più prestigiosa e ricca di suggestioni è anche complesso. Perché del Brasile pentacampeão al momento è rimasto poco. Non vince un Mondiale dal 2002 e la Coppa America dal 2019. I tifosi dei verdeoro fremono, c’è l’attesa almeno di iniziare a ricostruire la Nazionale più famosa al mondo, quella di Pelè, Zico, Ronaldo e Ronaldinho, di quello joga bonito che sul campo non si vede ormai da un pezzo.

Il Brasile in questo momento storico è decisamente una seleçao di secondo piano. La squadra ha ceduto a malincuore la scena all’Argentina. Storica avversaria in passato battuta spesso, che in un paio di anni ha vinto il Mondiale e la Coppa America. Tra l’altro di recente Lautaro Martinez e soci si sono permessi di battere il Brasile 4-1, tenendo Messi ai box (o meglio, nella sua piscina di Miami).

Per questo motivo la Federcalcio brasiliana vuole il tecnico italiano fin da subito, già a giugno, per il duplice impegno di qualificazione ai Mondiali 2026. Il 4 contro l’Ecuador, a Guayaquil e il 10 contro il Paraguay al Maracaná di Rio de Janeiro.

Per il Brasile, Carlo Ancelotti – per tutti semplicemente “Carletto” – è un appiglio, una scialuppa in mezzo al mare. Da quando Tite ha lasciato la panchina dei verdeoro, sono stati assunti e licenziati tre tecnici (Menezes, Diniz e Dorival) rivelatisi scelte disastrose. La crisi tecnica e morale è senza precedenti. Non si intravedono leader tecnici (Vinicius Jr., che pure è un prodigio, ancora non lo è) e non ci sono assi che pesano nello spogliatoio. Chi affronta oggi i verdeoro non subisce più il fascino e il carico psicologico della casacca che fu di Garrincha e Rivelino, di Falcao e Socrates, di Romario e Rivaldo. Eppure il Brasile resta il punto più alto del calcio mondiale cui si possa aspirare, assieme al Real Madrid. È la Nazionale che tutti vorrebbero allenare, nel Paese che sta al calcio come la Nuova Zelanda sta al rugby.

Dunque all-in su Ancelotti, anche se l’uomo emiliano è assai orgoglioso, oltre a essere uno dei più vincenti di sempre (unico a conquistare da allenatore 5 Champions League, unico a vincere il campionato nei 5 principali Paesi europei): non vuole essere cacciato dal Real Madrid ma neanche dimettersi, per non fare uno sgarbo al club madrileno cui è legatissimo per prestigio e trofei vinti. Ma il ciclo si è chiuso, la stagione in corso è stata negativa, il Real si è via via trasformato in un accumulo di stelle, come avvenuto ai tempi dei Galacticos di Beckham, Figo, Ronaldo, Zidane, Roberto Carlos, Raul.

Dunque si tratta, anche se l’accordo è lì, sotto gli occhi, con vista sui Mondiali americani del prossimo anno. Ancelotti al varco più importante della carriera a quasi 66 anni. Si dice, si è detto: il Real vince spesso da decenni. Ma con Carlo ha vinto di più: tre Champions League. Come nessuno prima di lui. Ora c’è l’ultima sfida, forse. Di sicuro la più affascinante.

Di Nicola Sellitti

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