Il giorno della verità
Il giorno della verità
Il giorno della verità
Erano almeno 28 anni che i due giocatori più forti del mondo non si incrociavano in una finale dei Mondiali. L’ultima volta, Roberto Baggio contro Romario, in Italia-Brasile del 1994, nel forno californiano di Pasadena. Prima ancora, a Roma, Diego Maradona si è ritrovato contro Lothar Matthaeus, che in due anni tra Inter e Germania si era affermato per gol, potenza, leadership. Certo, El Diez era un’altra cosa, ma il panzer era un campione.
La stima tra Messi e Mbappè è reciproca, complice l’anomalia che fanno parte della stessa squadra, il Psg.
La Pulce riconosce la forza del francese. Sa che il Psg è la squadra di Mbappé e che lui si è accodato in corso, dopo il traumatico distacco dal Barcellona, che è stata casa sua per 15 anni. L’amicizia è altra cosa, Messi è più intimo di Neymar, l’ha voluto al Barcellona, l’ha protetto, lanciato. Mbappé con Neymar lega a momenti alterni. Il brasiliano al Psg indossa il 10, per la Pulce c’è il 30, per Mbappè il 7. In nazionale sono i numeri 10. Sono anche assai diversi, in verità.
L’argentino è forse l’ultimo dei 10 in circolazione, una specie in estinzione, chi ha talento e dribbling viene messo su uno dei lati dell’attacco, a creare superiorità numerica. Avviene in tutti i top club che giocano con una sola punta e la batteria di esterni, a puntare e ripiegare. Poi, Messi è Messi, cosa altro c’è da raccontare sul bagaglio tecnico che si porta dietro da quando, 17enne neppure, fece tripletta alla Juventus in un trofeo Gamper, lasciando di sasso Fabio Capello, allora tecnico dei bianconeri.
La sua maglia dell’Argentina è introvabile, da Doha a Buenos Aires. Per acquistarla serve un’escursione sul mercato secondario, a cifre poco avvicinabili. Come già scritto, non serve quella Coppa per piazzarlo tra quelli che hanno segnato la storia del gioco. Così come tra vincere e non vincere corre in mezzo l’essenza dello sport. La Pulce cerca l’ultima Grande Bellezza. Poi, Psg fino a giugno e poi Miami, da Beckham.
Mbappé ha ricevuto l’investitura di Ronaldo il Fenomeno, che si rivede nel suo concentrato di accelerazioni e doppi passi. Il brasiliano era un’altra cosa, era Mbappé con le munizioni tecniche di Messi, ma il francese da almeno due anni mostra la capacità di incidere nelle partite che contano. È stato anche al centro di un caso politico: Macron si è esposto in prima persona per convincerlo a non firmare per il Real Madrid, costruendo intorno a lui l’immagine della Francia multietnica che ospiterà tra due anni i Giochi olimpici. Ora si gioca e non è detto che vinca il migliore. Di Nicola Sellitti
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