Berrettini domina
Matteo Berrettini vince il torneo di Gstaad e dopo lunghi e dolorosi mesi di buio si è riscoperto tennista di livello assoluto
Berrettini domina
Matteo Berrettini vince il torneo di Gstaad e dopo lunghi e dolorosi mesi di buio si è riscoperto tennista di livello assoluto
Berrettini domina
Matteo Berrettini vince il torneo di Gstaad e dopo lunghi e dolorosi mesi di buio si è riscoperto tennista di livello assoluto
Matteo Berrettini vince il torneo di Gstaad e dopo lunghi e dolorosi mesi di buio si è riscoperto tennista di livello assoluto
La riscossa è partita dal match perso con Jannik Sinner a Wimbledon. Anche se battuto dal numero uno al mondo, Matteo Berrettini, dopo lunghi e dolorosi mesi di buio, si è riscoperto tennista di livello assoluto. Lo ha fatto vedere a tutti, l’ha visto con i suoi occhi che è ancora uno da top 20, per tenersi bassi nelle valutazioni. Quindi il successo al torneo di Gstaad, in due set sul francese Quentin Halys, tra l’altro sulla terra rossa che non è mai stata il suo giardino di casa, è solo l’ovvia conseguenza di quella partita con Jannik.
È il nono torneo vinto in carriera (alla 15esima finale), è un 250, senza mostri sacri (ma in semifinale ha battuto Tsitsipas) ed è comunque uno dei momenti più significativi della straordinaria stagione italiana. Perché Berrettini, prima del boom di Sinner, aveva rimesso il tennis tricolore sulla mappa, arrivando al numero sei mondiale, vincendo tornei importanti, centrando la finale di Wimbledon 2021 con Djokovic.
L’anno successivo a Londra era tra i favoriti: arrivò il Covid, solo uno degli inconvenienti sul suo cammino, lastricato di infortuni, basse dicerie, dubbi sul futuro. Ora tutto è spazzato via, dolori e malelingue: Berrettini ha sete di punti, vittorie, vuole tornare tra i top ten e può assolutamente riuscirci. Se la salute lo consente, se il conto con il destino è saldato per qualche tempo, in giro ce ne sono pochi, si contano al massimo sulle dita di una mano, con una marcia in più. Jannik, Alcaraz, Medvedev, l’eterno Djokovic. E neppure su tutte le superfici, perché dopo la parentesi olimpica, sarà interessante vederlo all’opera sul cemento americano all’aperto, soprattutto allo Us Open, che è forse lo scenario tecnico e tattico che più si addice alle sue caratteristiche. Ma c’è anche altro sulla sua riscossa.
C’è fame di tennis, voglia di riprendersi il tempo perduto. C’è il lavoro quotidiano e il talento. Sperando che il conto con il destino sia davvero saldato.
Di Nicola Sellitti
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