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Il sogno di Matteo Berrettini continua a Wimbledon

Il sogno di Matteo Berrettini continua a Wimbledon

Il braccio di Berrettini, nonostante i tre mesi d’infortunio, scorre fluido che è una bellezza e ci porta dritti verso un ulteriore sogno da realizzare: Wimbledon 2022.

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Il sogno di Matteo Berrettini continua a Wimbledon

Il braccio di Berrettini, nonostante i tre mesi d’infortunio, scorre fluido che è una bellezza e ci porta dritti verso un ulteriore sogno da realizzare: Wimbledon 2022.

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Il sogno di Matteo Berrettini continua a Wimbledon

Il braccio di Berrettini, nonostante i tre mesi d’infortunio, scorre fluido che è una bellezza e ci porta dritti verso un ulteriore sogno da realizzare: Wimbledon 2022.

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Il braccio di Berrettini, nonostante i tre mesi d’infortunio, scorre fluido che è una bellezza e ci porta dritti verso un ulteriore sogno da realizzare: Wimbledon 2022.

C’è una lista di leggende del tennis che dovete conoscere e che sta facendo il giro del mondo. In ordine rigorosamente cronologico, scorrendo all’indietro le pagine della storia di questo sport: Andy Murray, Lleyton Hewitt, Andy Roddick, Ivan Lendl, Boris Becker, John McEnroe, Jimmy Connors.

Nomi pesanti, tutti numeri uno al mondo, pluricampioni di Slam e detentori di almeno un titolo a Wimbledon (meno Lendl, che ancora non riesce a farsene una ragione). Ma anche tutti campioni del Queen’s Club per due volte consecutive. Eccoci al punto: proprio come il nostro Matteo Berrettini, che da domenica scorsa risulta iscritto all’esclusivo circolo di cui sopra, quello del duplete sui campi della regina, il più prestigioso tra gli antipasti erbivori degli championship londinesi.

Se possa trattarsi di un viatico interessante per scrivere il proprio nome anche nell’albo d’oro di Church Road e arrivare fino in vetta alla classifica, lo scopriremo presto. Noialtri italiani siamo pronti a qualsivoglia rito apotropaico, perché non finiamo di stropicciarci gli occhi di fronte a tanta abbondanza. Per certo un ennesimo titolo che fa morale, inquieta le notti degli avversari e porta bene. Nota a margine del ragionamento: nessuno dei succitati campioni era riuscito – cosa che il bel tenebroso di casa nostra ha fatto – nell’impresa di concedere il bis da queste parti all’esordio, ma alla fine sono dettagli statistici.

Quel che più conta è che il braccio di Matteo, nonostante i tre mesi fuori per infortunio, scorre fluido che è una bellezza; la mobilità laterale (suo noto punto dolente) pare incrementata; il gioco al volo ha acquisito accuratezza a fiducia; la risposta è più continua che mai. Dal rientro, uno via l’altro, Stoccarda e poi il Queen’s. Fanno 9 vittorie consecutive sulla superficie verde. A far data dallo scorso anno il pallottoliere assomma 20 successi su 21 partite disputate. Unico match perso suoi prati resta la finale 2021 sul Center Court contro Novak Djokovic. Niente male.

Adesso dobbiamo solo pazientare una settimana, mentre Matteo rigenera le sue batterie a suon di allenamenti sotto lo sguardo sapiente di coach Vincenzo Santopadre e di bagni nella vasca piena di cubetti di ghiaccio invece che di bagnoschiuma. Dopodiché, sarà alfine tempo di immergerci tutti nella sacra atmosfera di Wimbledon.

Quest’anno si celebra il centenario del Campo Centrale costruito nel 1922 e il ventennale dall’ultimo successo non marchiato Federer, Nadal, Djokovic & Murray. Correva l’anno 2002 e vinse Hewitt, un’era geologica fa. Qualcuno, prima o poi, dovrà sovvertire questa tendenza. A Berrettini, forse, stanno fischiando le orecchie.

di Stefano Meloccaro

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