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Il breaking alle Olimpiadi

Non è stato breve il viaggio che ha portato il breaking tra gli sport che si contenderanno le medaglie ai prossimi Giochi, ma il momento è arrivato

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Non è stato breve il viaggio che ha portato il breaking tra gli sport che si contenderanno le medaglie ai prossimi Giochi, ma il momento è arrivato

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Non è stato breve il viaggio che ha portato il breaking tra gli sport che si contenderanno le medaglie ai prossimi Giochi, ma il momento è arrivato

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Non è stato breve il viaggio che ha portato il breaking tra gli sport che si contenderanno le medaglie ai prossimi Giochi, ma il momento è arrivato

Dalle sfide a colpi di freeze e footwork tra le strade del South Bronxnewyorkese al proscenio olimpico di Parigi 2024. Non è stato breve il viaggio che ha portato il breaking tra gli sport che si contenderanno le medaglie ai prossimi Giochi, ma il momento è arrivato. Nella capitale francese, per la prima volta nella storia della manifestazione, i migliori 16 Bboys e le migliori 16 Bgirls del mondo si confronteranno a colpi di improvvisazione e acrobazie.

Il breaking, unico stile di danza sportiva a essere integrato nel programma olimpico, nasce negli anni Settanta in un contesto fortemente urbano. Caratterizzato da movimenti acrobatici, equilibrio e agilità, si è diffuso rapidamente dagli Stati Uniti in tutto il mondo. Oggi si pratica breaking un po’ ovunque, dall’Asia ai Paesi africani. «Nel contesto olimpico portiamo sia quella cultura dei ragazzi che negli anni Settanta e Ottanta ballavano nei pressi delle stazioni ferroviarie, sia valori attuali come il fair play e la fratellanza che da sempre contraddistinguono il movimento» spiega Edilio Pagano, direttore tecnico breaking della Federazione italiana Danza sportiva e Sport musicali. «Del resto questa disciplina nasce per sfidarsi non con le armi, come avveniva tra le gang giovanili di strada, ma con la forza della musica e del movimento».

Dal mondo dell’underground alla grande passerella parigina, il breaking ha ricevuto una spinta potente proprio dall’integrazione nel sistema olimpico: «In Italia i praticanti censiti (tra Federazione ed enti di promozione) si aggirano intorno ai 2.500, con 500 atleti tesserati. Ma c’è una grande comunità, ancora esterna all’ambito sportivo, che contiamo di intercettare». Grazie alle ormai imminenti Olimpiadi, i migliori Bboys e Bgirls si sono avvicinati al sistema federale per partecipare alle qualificazioni. L’Italia è ancora in corsa con tre Bgirls: agguantare uno o due posti per Parigi rappresenterebbe un traguardo importante per tutto il movimento e non solo.

Oltre al breaking – novità assoluta di questa edizione dei Giochi assieme all’arrampicata e al surf – a Parigi debutterà anche un altro sport ‘urbano’: lo skateboard. Tutti esempi di discipline inclusive e accessibili che possono essere praticate nei contesti più diversi, senza attrezzature costose. Del resto da tempo il Comitato olimpico internazionale (Cio) deve fare i conti con la necessità di guadagnare il favore dei più giovani: «Le Olimpiadi devono guardare sempre di più alle attività che svolgiamo nella vita, facendo tesoro delle nuove tendenze e delle passioni dei ragazzi» riflette Nadia Carlomagno, professoressa di Pedagogia sperimentale all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Parallelamente, il Cio sta esplorando l’universo degli eGames ed è al lavoro per promuovere una sorta di rassegna olimpica dedicata alle gare videoludiche: «L’allargamento della piattaforma dei Giochi agli sport di strada e agli eGames sarebbe un’occasione di crescita democratica» osserva Carlomagno. «In particolare gli eGames sono una frontiera nuova della competizione. Portano con sé valori e regole, ma allo stesso tempo arrivano a tutti, anche a coloro che potrebbero non essere in grado di realizzare una performance fisica».

di Valentina Monarco

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