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La felicità di Saka

Saka è il volto dell’Inghilterra dei giovani talenti che proverà a mettere paura alla Francia di Mbappè per un posto in semifinale
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La felicità di Saka

Saka è il volto dell’Inghilterra dei giovani talenti che proverà a mettere paura alla Francia di Mbappè per un posto in semifinale
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Saka è il volto dell’Inghilterra dei giovani talenti che proverà a mettere paura alla Francia di Mbappè per un posto in semifinale
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Saka è il volto dell’Inghilterra dei giovani talenti che proverà a mettere paura alla Francia di Mbappè per un posto in semifinale

Il suo nome, Bukayo, significa “aggiunta di felicità” nel dialetto Yoruba delle sue origini nigeriane. Il percorso per arrivare alla felicità di Saka, cresciuto in un sobborgo londinese, è durato poco più di un paio di anni. La sua è una delle storie che regalano un sorriso ai Mondiali dei diritti violati, del silenziatore imposto alla comunità omosessuale, dei giochi di potere della Fifa. 

 

Saka è il volto dell’Inghilterra dei giovani talenti che proverà a mettere paura alla Francia di Mbappè per un posto in semifinale. Lui, esterno di corsa, dribbling e gol, assieme a Foden, al formidabile 19enne Bellingham, il miglior centrocampista dei Mondiali: gli inglesi si ritrovano forse la squadra più forte dell’ultimo trentennio, superiore anche alla versione di Gerrard-Lampard-Rooney, che ammassava forza e classe, ma assai meno unità e convinzione.

In 17 mesi il mondo calcistico di Saka si è rovesciato. E’ stato il bersaglio degli inglesi per la finale di Euro 2020 persa ai rigori contro l’Italia. Era entrato a metà della ripresa, aveva osato sbagliare uno dei penalty dinanzi al Leviatano Donnarumma. Quella palla forse ha pesato troppo per un ragazzino assai dotato, ma non ancora 20enne. Pochi minuti dopo la fine della gara con gli azzurri partì uno shitstorm razzista nei suoi confronti. Facebook, Twitter, altri social: il fuoco della violenza verbale pure sul colore della sua pelle. Non più inglese, per quel rigore, ma nigeriano.

 

Lo stesso trattamento è stato rivolto a Jadon Sancho, altro talento inglese (originario di Trinidad) e a Marcus Rashford (Antille). Rashford tra l’altro è uno sportivo impegnato in diversi progetti sociali nel Regno Unito, per esempio per l’alfabetizzazione dei figli delle famiglie povere inglesi oppure per il diritto alla mensa scolastica di tutti gli studenti. Ci sono stati quattro arresti per il vomito razzista all’indirizzo del trio inglese. E’ poi arrivato anche il sostegno del governo guidato allora da Boris Johnson. 

 

Saka è andato avanti. Ha atteso il suo momento. D’altronde, il talento era evidente, si era fermato solo davanti a Donnarumma, per un calcio di rigore. Ci ha pensato Mikel Arteta, l’allenatore dell’Arsenal – pupillo di Pep Guardiola al Manchester City -, a disegnargli come un sarto l’abito dei Gunners che stanno dominando in Premier League, precedendo in classifica proprio il City. 

 

E ora, in Qatar, 17 mesi dopo Euro 2020, lo scenario si è rivoltato, come spesso avviene nello sport. L’Italia è a casa, a leccarsi le ferite per la doppia assenza in fila alla Coppa del Mondo, mentre Saka, titolare al posto di Rashford, ha contribuito con un gol al passaggio ai quarti di finale degli inglesi. In precedenza c’è stata la doppietta all’Iran, nella gara iniziale della nazionale dei Tre Leoni, battendo così il primato di precocità di Franz Beckenbauer nel segnare due reti all’esordio ai Mondiali.

 

Su di lui, sul suo manipolo di fenomeni non ancora 21enni, l’Inghilterra prova a farsi scivolare dalle spalle l’etichetta di perdente di successo. Un solo titolo, quel discusso Mondiale casalingo del 1966. Negli ultimi anni sono finite a referto la semifinale dei Mondiali russi persa con la Croazia e la sconfitta ai rigori con gli azzurri a Euro 2020. La Premier League da un decennio è il primo torneo al mondo, produce talenti in serie – a volte fenomeni -, forse è davvero il momento degli inglesi. Partendo anche da Saka. Il suo contratto con l’Arsenal scade tra due anni. E c’è da tempo la fila alla porta del club londinese.

  Di Nicola Sellitti

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