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Calcio alla fine del mondo
Sabato i Santiago Wanderers scenderanno in campo per dare il via alla Coppa del Cile sull’isola di Robinson Crusoe
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Sabato i Santiago Wanderers scenderanno in campo per dare il via alla Coppa del Cile sull’isola di Robinson Crusoe
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Sabato i Santiago Wanderers scenderanno in campo per dare il via alla Coppa del Cile sull’isola di Robinson Crusoe
Sabato i Santiago Wanderers scenderanno in campo per dare il via alla Coppa del Cile sull’isola di Robinson Crusoe
Si può giocare a calcio su un’isola deserta, avvolta dal mito, a quasi 700 km dalla terraferma? Sì, ed è una di quelle storie che sa offrire solo il calcio, nel suo storico e intreccio con la letteratura. Entro qualche ora i Santiago Wanderers, dopo un viaggio di 34 ore in mare, scenderanno in campo per dare il via alla Coppa del Cile sull’Isola di Robinson Crusoe – che fa parte dell’arcipelago cileno Juan Fernandez e che si può denominare anche Mas a Tierra, oppure Aguas Buenas – contro un manipolo di pescatori locali che formano l’omonima squadra “Isola di Robinson Crusoe”.
La storia è raccontata dal quotidiano tedesco Der Spiegel: l’allenatore della squadra locale, Jorge Garcés, ex ct del Cile e venerabile maestro del calcio nazionale, vive da due mesi sull’isoletta dell’Oceano Pacifico su cui naufragò e visse per quattro mesi il navigatore scozzese Alexander Selkirk – che poi ispirò il celebre romanzo di Daniel Defoe – per scovare un gruppo di potenziali calciatori per giocare questa partita ufficiale della coppa nazionale.
Per il tecnico è un’impresa, mitigata solo dalla bontà delle aragoste, piatto tipico del luogo: i residenti sono poco più di mille, i pescatori si svegliano alle 5, in squadra ci sono anche studenti e dipendenti pubblici, tempo per allenarsi non c’è e innesti dall’esterno non possono esserci: all’isola sul Pacifico si arriva solo su piccoli aerei, alla partita assisteranno 150 persone e il trasporto sarà a carico della Marina cilena.
Di Nicola Sellitti
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