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coppe europee

Calcio e coppe europee: rivincita italiana

Il cammino italiano nelle coppe europee ha portato tre squadre nelle rispettive finali. Un triplate inatteso che segna una rivincita per il nostro calcio
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Calcio e coppe europee: rivincita italiana

Il cammino italiano nelle coppe europee ha portato tre squadre nelle rispettive finali. Un triplate inatteso che segna una rivincita per il nostro calcio
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Calcio e coppe europee: rivincita italiana

Il cammino italiano nelle coppe europee ha portato tre squadre nelle rispettive finali. Un triplate inatteso che segna una rivincita per il nostro calcio
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Il cammino italiano nelle coppe europee ha portato tre squadre nelle rispettive finali. Un triplate inatteso che segna una rivincita per il nostro calcio

Il triplete era ovviamente inatteso. Non accadeva da quasi 30 anni. Chi mai poteva solo ipotizzare la presenza di un club italiano in finale in tutte le competizioni europee, pochi mesi dopo l’assenza della nazionale ai Mondiali? L’Inter che contende la Champions al meraviglioso Manchester City di Guardiola, Mourinho nuovamente in finale con la Roma, stavolta in Europa League dopo la Conference League vinta un anno fa. E a proposito di Conference, ecco la Fiorentina che si gioca il trofeo a Praga con il West Ham.

Un’epifania, insomma. Come sottolineato in altri interventi, l’Inter con merito si è imbucata alla festa in Champions, arrivando all’ultimo atto attraverso un percorso sofferto e vincente, con una doppia esibizione nel derby che non finirà esattamente nei ricordi estetici della Coppa. La qualità della doppia sfida italiana è stata estremamente inferiore non solo a Manchester City-Real Madrid ma anche ad altri incroci in Champions. Al livello più alto, la Serie A paga ancora pegno rispetto ad altri tornei nazionali. C’è un gap di qualità, di campioni.

Invece Roma e Juventus erano a pieno titolo in semifinale di Europa League. Lo stratega Mou, ancora un’eccellenza in campo europeo e nel corpo a corpo con un altro allenatore, ha condotto i giallorossi alla seconda finale in due anni. Lo ha fatto con un nugolo di calciatori di qualità, un bel pacchetto di titolari fuori per infortunio, Dybala su tutti, portando con sé a Leverkusen idealmente tutto il tifo romanista. La Roma, senza mai brillare per estetica, è diventata una squadra a immagine e somiglianza del tecnico portoghese, segnalato in uscita dalla Capitale. Ha costruito il suo regno, Mou, mattone dopo mattone. Se andasse via, come ha fatto intuire, con un’altra Coppa sarebbe rimpianto per decenni.

La Juventus invece ha fallito il colpo. Era la più forte del lotto delle semifinaliste, con un organico forse inferiore solo al Manchester United, che si è perso nei turni precedenti. E’ uscita a Siviglia, punita ai tempi supplementari, dopo l’ennesima esibizione di sofferenza, di lotta e sacrificio, ripiegata su se stessa, nonostante una batteria di solisti di grande qualità, alcuni sperduti, come Chiesa. Arriva il 22 maggio, il giudizio definitivo della Procura della Figc sulla penalizzazione per l’affare plusvalenze, la Juve saprà se farà parte o meno delle coppe europee nella prossima stagione. In ogni caso, è facilmente immaginabile la ricostruzione bianconera, con o senza Max Allegri in panchina.

Il gol di Barak a un minuto dal termine dei supplementari è invece l’istantanea della storia più bella: la Fiorentina in finale di Conference League, in rimonta sul Basilea. I viola si giocano in poche settimane la Coppa Italia (tra sei giorni con l’Inter, all’Olimpico) e poi a Praga contro il ricco West Ham. Un cammino fantastico per i toscani, la certificazione della qualità del lavoro di Vincenzo Italiano e anche di Rocco Commisso, che ha continuato a credere nel progetto viola anche dopo un avvio di stagione complicato e che ha inaugurato un corso sostenibile in Toscana, bel gioco, giovani forti e conti in ordine.

di Nicola Sellitti

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