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Ceccon, l’obbligo di sapere

Bufera sul fuoriclasse Ceccon dopo la pubblicazione di una storia con il motto neofascista “Boia chi molla”. Un caso simile, oltre vent’anni fa, a quello di Gigi Buffon

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Ceccon non lo sapeva. Non era a conoscenza di cosa volesse significare il motto neofascista “Boia chi molla”, pubblicato questa mattina in una storia su Instagram al suo ritorno in acqua ai campionati italiani, dopo le medaglie vinte ai Mondiali in Giappone. Si è anche scusato, cancellando la storia su IG e così il campione veneto ha segnato un punto a suo favore, dopo i fiumi di post sul web, soprattutto a sua difesa, successivi all’uscita improvvida su Instagram.

Non c’è assolutamente volontà di fare i bacchettoni o di creare casi dove non ci sono. Ma è possibile che un ragazzo di 20 anni non sia a conoscenza di questo motto e cosa significhi? Il motto lo conosceva, possibile che non si sia mai chiesto da dove provenisse?

Non c’è alcuna volontà di mettere sotto processo un fuoriclasse che ha il pregio e la faccia tosta di dire davvero quello che pensa. Anche sulla mancanza di motivazioni di alcuni compagni di nazionale ai recenti Mondiali di Fukuoka. E’ uno che dice le cose nei denti. Ma non si tratta di uno scivolone o di un qualcosa di poco conto, come si legge in gran parte dei messaggi social. Così come ora Ceccon non è l’espressione in vasca del ritorno del Ventennio o la prova che “siamo circondati”, come si è letto in altri messaggi social.

Scavando nella scatola nera dello sport, più di 20 anni fa fece lo stesso Gigi Buffon, che si è ritirato da pochi giorni e che è ora considerato uno dei saggi del calcio. Scrisse lo stesso motto neofascista sulla maglia ai tempi del Parma. Come Ceccon, voleva mostrare la sua forza, la sua capacità di non cedere il passo alle difficoltà.

Anche Buffon non sapeva e poi ha raccontato che le polemiche successive hanno procurato dolore allo stesso portiere e alla sua famiglia. In mezzo, tra Buffon e Ceccon, ci sono 20 anni che rappresentano un mondo, c’è il web, ci sono i social, c’è la diffusione digitale della conoscenza, sempre più a portata di mano. Basta andare su Google per una ricerca istantanea.

Per questo l’errore ha un peso maggiore ed è difficile accettare l’idea che il fuoriclasse veneto dello sprint italiano in piscina non ne sapesse davvero nulla. La speranza è che, come accaduto a Buffon, anche lui sappia trarre le conclusioni su questa vicenda.

di Nicola Sellitti

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