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Ci avevate creduto? Nazionale, non cambia nulla

Nessuno si è dimesso. Né Gravina, né Spalletti. Ed era difficile attendersi altro, obiettivamente

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Ci avevate creduto? Nazionale, non cambia nulla

Nessuno si è dimesso. Né Gravina, né Spalletti. Ed era difficile attendersi altro, obiettivamente

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Ci avevate creduto? Nazionale, non cambia nulla

Nessuno si è dimesso. Né Gravina, né Spalletti. Ed era difficile attendersi altro, obiettivamente

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Nessuno si è dimesso. Né Gravina, né Spalletti. Ed era difficile attendersi altro, obiettivamente

Nessuno si è dimesso. Né Gravina, né Spalletti. Ed era difficile attendersi altro, obiettivamente. E se il tecnico toscano in ogni caso merita una seconda chance dopo un’edizione orrida, inaccettabile dell’Italia a Euro 2024, risulta davvero poco comprensibile come possa andare ancora oltre il presidente federale, che resta incollato con il bostik alla sedia, pur sapendo che il prossimo anno finirà il suo mandato, con ridotte possibilità di rinnovo, dopo aver fallito anche per scelte sue scellerate per due volte la qualificazione ai Mondiali.


La sua frase manifesto durante la conferenza stampa odierna, successiva alla debacle con la Svizzera: “Spalletti ha la nostra fiducia, tra 60 giorni inizia un nuovo appuntamento e non si può pensare che improvvisamente in Italia fioriscano i Mbappé, i Cristiano Ronaldo e i Messi”. Bene, bravi, bis, eccoci alla fiera dell’ovvietà.

Cosa cambia, dunque ora? A cosa servirà la sofferenza dei tifosi della nazionale italiana in questi Europei? Il quadro deficitario era chiaro anche prima. I talenti ci sono pure, l’Under 17 e l’Under 19 sono campioni d’Europa, l’Under 20 è attualmente vice campione del mondo. Manca il passaggio successivo, ossia l’ingresso di questi calciatori nell’organico dei club di Serie A, dove i presidenti spesso affaristi preferiscono andare a investire – se si investe – all’estero, spendendo meno e affidandosi ai giri dei procuratori. Negli altri campionati, anche nella Premier League che somiglia sempre più a un globetrotter che produce soldi, si tutela di più il “prodotto nazionale”.
Come si inverte il trend, se non attraverso una vera rivoluzione che coinvolga anche i club del massimo campionato, che percepiscono la nazionale solo come una minaccia al loro core business, ovvero il parco atleti?

Spalletti ha raccontato che metterà mano al ringiovanimento della rosa azzurra: più gamba, più motivazione. Sembra l’equazione perfetta, che però si porta dietro una riflessione suggerita dagli Europei degli azzurri: come è possibile che, a parità di partite nazionali e internazionali – con un calendario uniforme – che gli azzurri arrivano fiacchi, molli, senza ritmo agli Europei mentre altre nazionali mostrano un altro passo? Attenzione, nessuna vola, il livello è basso, si vede il logorio di una lunga stagione, ma la differenza tra le prestazioni fisiche dei vari Chiesa, Scamacca e compagni con i colleghi tedeschi, spagnoli, anche svizzeri, ha lasciato di stucco.


Dunque, per ora non cambia nulla. Si riparte, con ancora più dubbi e nubi, il 6 settembre con la Nations League. Spalletti è stato ingaggiato per riportarci ai Mondiali. Non sono più consentiti errori. Non lo erano neppure prima di Euro 2024. Eppure…

di Nicola Sellitti

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