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Ciao Totonno

Addio ad Antonio Juliano: è morto oggi all’età di 80 anni lo storico capitano e dirigente del Napoli. Gli italiani gli devono tanto
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Addio ad Antonio Juliano: è morto oggi all’età di 80 anni lo storico capitano e dirigente del Napoli. Gli italiani gli devono tanto
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Addio ad Antonio Juliano: è morto oggi all’età di 80 anni lo storico capitano e dirigente del Napoli. Gli italiani gli devono tanto
Ha portato a Napoli prima Rudi Krol, poi Diego Armando Maradona. Un biglietto da visita che nessuno potrà mai esibire, almeno nel capoluogo campano. In campo, oltre 500 presenze con la maglia del Napoli, il suo unico grande amore calcistico e anche 18 presenze in nazionale, quando la maglia della nazionale era davvero un merito alla carriera e un privilegio, nell’era di Rivera, De Sisti, Capello, Frustalupi. Gli ultimi anni di Antonio Juliano, morto questa mattina a 80 anni dopo una lunga malattia, erano stati distanti dal Napoli, anche prima dell’era targata Aurelio De Laurentiis. Lo vedeva dalla collina di Posillipo. Chissà se avrà avuto modo di festeggiare il terzo scudetto azzurro. Forse il suo più grande dolore era stata la parentesi negativa da dirigente del Napoli, quando il club era travolto dai debiti e galleggiava in Serie B, con Renzo Ulivieri in panchina (il suo vice era Walter Mazzarri), per qualche mese anche ai limiti della zona retrocessione. Era stato il preambolo del successivo fallimento e poi della ripartenza dalla C. Le critiche, anche giuste, gli fecero male. Poi, si allontanò, scegliendo il silenzio. Juliano aveva sfiorato lo scudetto con Luis Vinicio in panchina, negli anni ‘70: quella squadra, negli occhi di chi ha qualche anno in più, era in grado di competere per bellezza con l’edizione del Napoli di Sarri e della versione scudettata di Luciano Spalletti. Era la prima in Italia ad adottare la zona, totalmente ispirata dal calcio olandese, dal fascinoso Ajax di Johann Cruijff. Juliano ne era il simbolo, il capitano, “Totonno” quello duro e puro, metodi spicci, anche nello spogliatoio. Un fratello maggiore che esigeva rispetto e impegno. In Nazionale ha conquistato il titolo di campione europeo del 1968, è stato presente in tre edizioni dei Mondiali, giocando anche uno scampolo della finale del 1970 contro il formidabile Brasile. I napoletani, anzi gli italiani perché aver visto Diego in Italia è stato un regalo per tutti, gli devono tanto: è stato Iuliano a convincere l’allora presidente del club, Corrado Ferlaino, ad andare oltre gli ostacoli economici nell’interminabile trattativa dell’estate 1984 che portò El Diez dal Barcellona al Napoli. Di Nicola Sellitti

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