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Coppa Davis

È tutto vero, Italia campione

Jannik si accomoda nell’Olimpo degli immortali: l’Italia porta a casa la seconda Coppa Davis della sua storia, dopo 47 anni
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È tutto vero, Italia campione

Jannik si accomoda nell’Olimpo degli immortali: l’Italia porta a casa la seconda Coppa Davis della sua storia, dopo 47 anni
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È tutto vero, Italia campione

Jannik si accomoda nell’Olimpo degli immortali: l’Italia porta a casa la seconda Coppa Davis della sua storia, dopo 47 anni
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Jannik si accomoda nell’Olimpo degli immortali: l’Italia porta a casa la seconda Coppa Davis della sua storia, dopo 47 anni
Jannik si accomoda nell’Olimpo degli immortali, l’Italia porta a casa la seconda Coppa Davis della sua storia, a 47 anni da quella leggendaria con Panatta e Pietrangeli in panchina. Incredibile, ma anche no, se abbiamo in casa il miglior tennista al mondo, pound per pound come dicono gli inglesi, da almeno tre-quattro mesi. E quindi il successo (2-0) sull’Australia e quello di Jannik Sinner sul tosto ma nulla più De Minaur, è apparso solo la fisiologica conseguenza dei trionfi dei giorni scorsi contro l’Olanda e soprattutto contro la Serbia di Nole Djokovic. Non è servita neppure la versione deluxe di Jannik: il suo power tennis va a una cilindrata decisamente diversa da quella del primo giocatore australiano. Nel secondo set lo ha preso a pallate. Come già scritto ieri, osservare le esibizioni di Sinner da agosto in poi e soprattutto in Davis è come vedere Pantani scollinare con distacco su Jan Ullrich sul Col du Galibier e prendersi il Tour de France, oppure Valentino Rossi vincere il primo titolo mondiale nella 500 e poi ripetersi nella MotoGp, senza andare a scomodare le medaglie olimpiche di Tokyo nell’atletica leggera. Jannik è qualcosa di speciale, spaziale, epocale. Un talento generazionale. Qualcosa che resta nella memoria collettiva, un patrimonio collettivo. E’ nostro. Ed è un segnale di grandezza per il tennis italiano, finito per decenni nelle pagine di rincalzo dei quotidiani sportivi tra false promesse e onesti mestieranti della racchetta, che la Davis sia arrivata senza il contributo di Matteo Berrettini, in tribuna a Malaga a tifare per i compagni e che su questa superficie (cemento indoor) vale abbondantemente i primi dieci al mondo. Certo,a la Davis stessa è cambiata e forse il nuovo format non attrae quanto quello del passato, soprattutto i due set su tre, ma il successo azzurro vale tantissimo. Prima del punto decisivo di Sinner, che pure ha sofferto a prendere il ritmo giusto nella prima frazione di gioco, il grosso del lavoro per il trionfo della Davis è arrivato da Matteo Arnaldi, che in oltre due ore e mezza ha superato Popyrin. Una partita piena di errori e colpi vincenti, con Arnaldi (22 anni) che somiglia un po’ alla versione di Sinner di qualche tempo fa: fondamentali solidi da fondo, resistenza, forza ma spesso senza un piano B nelle partite con qualche insidia. Il suo punto ha messo Jannik sul vialone del traguardo per lo sprint alla Cipollini. Il nostro campione non ha tradito. Italia campione. di Nicola Sellitti

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