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Corrado Ferlaino e il Diez

Corrado Ferlaino e il Diez

Corrado Ferlaino e il Diez: un rapporto passionale, introvabile nel calcio di oggi tra il calciatore più forte di sempre e un presidente-tifoso innamorato
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Corrado Ferlaino e il Diez

Corrado Ferlaino e il Diez: un rapporto passionale, introvabile nel calcio di oggi tra il calciatore più forte di sempre e un presidente-tifoso innamorato
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Corrado Ferlaino e il Diez: un rapporto passionale, introvabile nel calcio di oggi tra il calciatore più forte di sempre e un presidente-tifoso innamorato
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Corrado Ferlaino e il Diez: un rapporto passionale, introvabile nel calcio di oggi tra il calciatore più forte di sempre e un presidente-tifoso innamorato
Un rapporto passionale, turbolento. Introvabile nel calcio dei giorni nostri, robotico e svuotato di sentimenti. Il calciatore più forte di sempre – artista controverso e geniale, spinoso quanto un riccio di mare – e un presidente-tifoso innamorato e pure geloso di Diego, la password visibile della grandezza del Napoli. Poco prima che il club azzurro festeggiasse lo scudetto al “Maradona”, Corrado Ferlaino –92 anni da qualche giorno – ha deposto un mazzo di fiori con i colori di Napoli e dell’Argentina sulla tomba del Diez a Buenos Aires. Un tributo all’amico, al custode del suo sogno, mentre il Napoli tornava a vincere 33 anni dopo. «Ci pensavo da mesi. Quando mi sono convinto che il Napoli avrebbe vinto il terzo scudetto ho deciso di andare a fare visita a Diego, una persona straordinaria che altri hanno portato a sbagliare, ma di grandissime qualità. Sono venuto a ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per noi. La vita è breve, per lui è stata troppo breve. Pensare che non è più fra noi mi provoca ancora troppo dolore». È un flusso di coscienza, la confessione di un amore mai scolorito dal tempo, dalla distanza e da oltre due anni dalla morte del Pibe de Oro: «Abbiamo discusso, litigato, ci siamo voluti bene. Ho sempre pensato che in realtà fosse nato a Napoli e poi di nascosto fosse andato in Argentina» racconta l’Ingegnere, che ha rinfrescato la memoria del suo rapporto con Maradona nel libro “Campioni per Sempre” (Le Varie), scritto insieme al decano dei giornalisti Rai Gianfranco Coppola e dedicato al tricolore del Napoli. Lo ha voluto, lo ha difeso. Ha anche provato a reggerne il confronto mediatico. Sette anni di contrasti, di gioie condivise, di alti e bassi. Ferlaino si è più volte definito “il carceriere” del fenomeno argentino, genio che non sopportava più i lacci, le pressioni, che era innamorato di Napoli e pure consumato dal vizio. Ma voluto bene da tutti, perché era semplicemente Diego. Quando parla del suo storico numero 10, Ferlaino non riesce mai a trattenere le lacrime. In occasione del terzo titolo avrebbe voluto vederlo nello stadio che ora ne porta nome e cognome. In realtà è come se ci fosse stato. Il rapporto fra Ferlaino e Maradona è unico, almeno nel calcio italiano. Massimo Moratti ha amato alla follia Ronaldo, altra personalità complessa. Dino Viola ha amato Falcao, Gianni Agnelli sapeva come coccolarsi Platini. Ma Diego era Diego, magie in campo e demoni da domare nelle notti. E non si ricorda un presidente così emotivamente coinvolto dalla vicenda umana, oltre che calcistica, di un suo calciatore. Una specie di padre, a volte comprensivo a volte duro, ma consapevole che quel figlio era diverso dagli altri. Un padre che è andato sulla tomba di suo figlio, a oltre 11mila km di distanza. di Nicola Sellitti

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