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Cose turche, anche esultare non va bene

Durante il derby Milan-Inter Çalhanoğlu, ex giocatore milanista e neo interista, non ha represso le proprie emozioni e ha esultato dopo aver segnato contro la sua ex squadra. Ora viene ricoperto da offese per mancanza di rispetto.
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Cose turche, anche esultare non va bene

Durante il derby Milan-Inter Çalhanoğlu, ex giocatore milanista e neo interista, non ha represso le proprie emozioni e ha esultato dopo aver segnato contro la sua ex squadra. Ora viene ricoperto da offese per mancanza di rispetto.
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Cose turche, anche esultare non va bene

Durante il derby Milan-Inter Çalhanoğlu, ex giocatore milanista e neo interista, non ha represso le proprie emozioni e ha esultato dopo aver segnato contro la sua ex squadra. Ora viene ricoperto da offese per mancanza di rispetto.
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Durante il derby Milan-Inter Çalhanoğlu, ex giocatore milanista e neo interista, non ha represso le proprie emozioni e ha esultato dopo aver segnato contro la sua ex squadra. Ora viene ricoperto da offese per mancanza di rispetto.
In epoca di politicamente corretto, non può fare grande impressione l’ormai consolidata abitudine di non esultare dopo un goal alla propria ex squadra. Anche se magari nel club contro cui si è appena andati a segno si è stati una manciata di mesi o ci si è lasciati neppure troppo bene. Invece, vale la pena Çalhanoğluragionarci. L’ipocrisia galoppante si è impadronita anche di uno dei momenti più intimi e al contempo sognati da chi ha avuto capacità e merito di arrivare a giocare sui palcoscenici più ambiti al mondo. Contrappasso della suddetta ipocrisia è l’insulto facile nei confronti di chi, contravvenendo a questa regola non scritta, osi esultare. Come nel caso del turco Çalhanoğlu, domenica scorsa nel derby fra Inter e Milan. A differenza di tanti che dopo aver segnato reprimono le proprie emozioni a palmi delle mani in avanti – come dire: vorrei tanto, ma non posso – il neo interista ed ex milanista si è lasciato andare senza alcuna remora e ora viene inseguito da variegate offese per la sua presunta mancanza di tatto e ‘rispetto’. Rispetto di cosa? Di quanto si deve a chi ti paga e a quelli che fanno il tifo per te?! Basterebbe aver voglia di chiedere a qualsiasi giocatore di una generazione fa per sentire l’eco potente di una grassa risata. L’era delle esultanze sguaiate e a uso di telecamera prima e Instagram poi è così insicura da avere il sacro terrore del giudizio altrui. Capita quando si è pronti a sacrificare logica e cuore sull’altare dell’ipocrisia del politicamente corretto.   di Diego de La Vega

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