AUTORE: Diego de la Vega
Diamo per acquisiti i luoghi comuni sulle Olimpiadi e il loro carico di discipline misconosciute, delle quali ci improvvisiamo esperti per una manciata di giorni. Esaltanti come quelli di Pechino 2022, a pochi mesi dagli storici Giochi di Tokyo. A confermare la regola ci pensa l’esplosione di entusiasmo per la medaglia d’oro nel curling della coppia mista azzurra, composta da Stefania Constantini e Amos Mosaner. Nove successi su altrettanti incontri, fino alla sfida trionfale e conclusiva contro la Norvegia. Lucidi, determinati e sempre freddi Stefania e Amos nelle scelte in gara, fondamentali in uno sport che richiama un po’ le doti strategiche e tattiche degli scacchi e un po’ quelle geometriche del biliardo.
Un ragazzo e una ragazza per una medaglia d’oro storica (la prima in assoluto) di una disciplina in cui fai fatica a trovare differenze fra l’atleta donna o uomo. Uno dei rari casi di sport in cui il genere non garantisce alcun vantaggio competitivo. Quasi un manifesto per i nostri tempi, in cui spesso ci accontentiamo più di invocare la parità che di praticarla nel quotidiano. Viva il curling, dunque, dove l’apporto del caso è ridotto al minimo e la differenza è affidata a freddezza, occhio, precisione ed equilibrio psicofisico. Viva le Olimpiadi e questo magico rito quadriennale, che ci fa scoprire o riscoprire sport e imprese altrimenti destinati a restare in una nicchia. Anche se d’oro, come quella dei 500 italiani che praticano il curling, lanciando le stone ‘a cavallo’ delle loro scope.
di Diego de la Vega
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