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D’Aversa esonerato. Testata ingiustificabile

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Un licenziamento sofferto, ma inevitabile. E una gogna mediatica che ora va evitata. Il Lecce ha deciso di esonerare Roberto D’Aversa

D'Aversa esonerato

D’Aversa esonerato. Testata ingiustificabile

Un licenziamento sofferto, ma inevitabile. E una gogna mediatica che ora va evitata. Il Lecce ha deciso di esonerare Roberto D’Aversa

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D’Aversa esonerato. Testata ingiustificabile

Un licenziamento sofferto, ma inevitabile. E una gogna mediatica che ora va evitata. Il Lecce ha deciso di esonerare Roberto D’Aversa

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Un licenziamento sofferto, ma inevitabile. E una gogna mediatica che ora va evitata. Il Lecce ha deciso di esonerare Roberto D’Aversa dopo la folle testata dell’allenatore all’attaccante del Verona Henry, avvenuta ieri in un post partita che raramente nel calcio italiano si è visto così infuocato. “Gesto contrario ai valori dello sport”, si legge nel comunicato del club pugliese, la cui decisione era attesa e va rispettata: inizialmente in silenzio, il Lecce ieri ha emesso una nota durissima in cui è stata evidenziata una distanza incolmabile tra sé e l’allenatore, che ha avuto il torto – anche davanti ai replay televisivi sotto ai suoi occhi – di intestardirsi e spiegare che quella esecrabile testata a Henry non era premeditata, mentre era smentito dalle immagini, per poi farla passare come conseguenza alla provocazione verbale subita dalla punta veronese.

Sarebbe stato meglio scusarsi immediatamente. D’Aversa l’ha fatto ma con tempistica rivedibile. Il tecnico ha poi contattato Henry, si è scusato, provando a metterci una pezza, sino al finale già scritto (l’esonero) e l’arrivo di una più che probabile maxi-squalifica. Che sarà senza dubbio meritata: il gesto è stato gravissimo, non averlo condannato subito anche di più, inoltre gli allenatori e i dirigenti dovrebbero essere in grado di contenere i livelli alterati di adrenalina.

Ma, detto questo, sarebbe altrettanto sbagliato condannare D’Aversa a una gogna mediatica a divinis. È già capitato ad altri allenatori che hanno perduto il lume della ragione per qualche secondo, o minuto: Delio Rossi nel 2012 aggredì in panchina un suo calciatore, ai tempi della Fiorentina (era Adem Ljajic) e sostanzialmente non è più rientrato nel giro che conta e lo stesso è accaduto a Silvio Baldini, che nel 2007 prese a calci nel sedere il collega Mimmo Di Carlo in un Parma-Catania. Essere identificato, bollato per un attimo di follia dopo decenni di onesta carriera sarebbe altrettanto inaccettabile.

di Nicola Sellitti

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