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Dolore e ginnastica

L’altra faccia della medaglia: due ex farfalle hanno denunciato il terrorismo psicologico subìto per non mangiare.
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L’altra faccia della medaglia: due ex farfalle hanno denunciato il terrorismo psicologico subìto per non mangiare.
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L’altra faccia della medaglia: due ex farfalle hanno denunciato il terrorismo psicologico subìto per non mangiare.
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L’altra faccia della medaglia: due ex farfalle hanno denunciato il terrorismo psicologico subìto per non mangiare.
Un terremoto ha scosso la ginnastica ritmica italiana, dopo i fasti e i successi delle farfalle azzurre e della giovane star Sofia Raffaeli ai Mondiali di Sofia 2022. Due giovani ex farfalle, Nina Corradini e Anna Basta, hanno mostrato la doppia faccia della medaglia: non solo paillette e salti nel cielo, ma accuse di vero e proprio terrorismo psicologico per non farle mangiare (così facendo loro perdere peso bruscamente), pesandole e insultandole perché non magre come tutte le altre. Ad aprire le porte di questo ‘nuovo mondo’ è stata per prima Nina Corradini, ex farfalla azzurra di Roma che in un lungo articolo su “la Repubblica” ha raccontato di essere scappata dalla squadra azzurra perché era diventato impossibile sopravvivere a violenze psicologiche e fisiche che avevano l’unico scopo di ottenere una magrezza e una perfezione assurde. Nina non è sola: anche l’ex farfalla bolognese Anna Basta ha avuto il coraggio di parlare e da ormai due anni conduce una personale battaglia attraverso i propri canali social. Il suo è il tipico coraggio di chi ha toccato il fondo dopo aver anche pensato al suicidio, trovando poi la forza di risalire a galla. Sul suo account ha raccontato che per ben due volte ha avuto la fortuna di trovare qualcuno che l’ha scossa e spronata a vivere, prima che fosse troppo tardi. Finché non ha detto basta. Dopo tre anni nella Nazionale italiana, Anna ha deciso di interrompere il suo percorso di atleta professionista. Siamo tutti d’accordo che a determinati livelli lo sport sia fatica, sudore e lacrime. Ma deve però aggiungere valore alla vita, non toglierne. Dopo l’abbandono della Nazionale e il suo ritorno a casa, Anna Basta ha iniziato ad avere rapporti complicati con il cibo. Lungo il suo percorso di recupero, anche con il sostegno di uno psicoterapeuta, ha cominciato a scriverne sui social, raccogliendo numerose testimonianze simili alla sua. Un modo per sensibilizzare i giovani sul tema dei disturbi del comportamento alimentare, i cui racconti sono confluiti nella rubrica “Non siete soli”. Molti la appoggiano, tante ragazze condividono un’esperienza simile; sull’altro fronte, una pioggia di insulti e molte persone che le intimano di smetterla. Ma Anna non smette. Il suo legame con la ritmica, anzi, non si interrompe: l’ex farfalla è passata dall’altro lato della pedana, iniziando il percorso per diventare tecnico federale. Una splendida allenatrice in erba che adora le sue piccole atlete e che prova a spiegar loro che lo sport è bellezza e che per raggiungere livelli importanti non è solo possibile ma necessario il rifiuto di modalità violente. Performanti sì, ma in salute. Per chi pensasse che siamo davanti a ragazze deboli o a puri moti d’invidia per atlete più forti, le dichiarazioni di Anna Basta e Nina Corradini hanno spinto la Federginnastica non solo a prendere posizione contro qualsiasi forma di abuso, ma a disporre che la Procura Federale e il Safeguarding Officer (nuovo organo entrato in vigore il 23 marzo, indipendente dalla Fgi e con competenze legali) procedano a immediati accertamenti sui fatti denunciati. Il ministro dello Sport Andrea Abodi, il presidente del Coni Giovanni Malagò e quello di Fgi Gherardo Tecchi si sono riuniti nella giornata di ieri per affrontare concretamente il problema. «Le medaglie sono un fattore di orgoglio nazionale, ma non ci sarà mai una medaglia che coprirà comportamenti non adeguati. Siamo praticanti di valori, non predicatori» ha dichiarato Abodi. Nelle prossime settimane si attendono nuovi sviluppi di una vicenda che si arricchisce ogni giorno di nuove voci, come quella dell’ex campionessa Giulia Calcaterra che ha definito il polo centrale della ritmica italiana, l’Accademia di Desio, «l’esperienza che mi ha rovinato la vita». Di Raffaela Mercurio

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