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Tre carriere in una per Paul Pogba che oggi compie 30 anni

Un sicuro Pallone d’Oro: questo era qualche anno fa Paul Pogba, 30 anni oggi, diventato vittima dei riflettori, della sua indolenza e del suo stesso fisico

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Tre carriere in una per Paul Pogba che oggi compie 30 anni

Un sicuro Pallone d’Oro: questo era qualche anno fa Paul Pogba, 30 anni oggi, diventato vittima dei riflettori, della sua indolenza e del suo stesso fisico

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Tre carriere in una per Paul Pogba che oggi compie 30 anni

Un sicuro Pallone d’Oro: questo era qualche anno fa Paul Pogba, 30 anni oggi, diventato vittima dei riflettori, della sua indolenza e del suo stesso fisico

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Un sicuro Pallone d’Oro: questo era qualche anno fa Paul Pogba, 30 anni oggi, diventato vittima dei riflettori, della sua indolenza e del suo stesso fisico

Baby prodigio del calcio europeo, campione del mondo da star e ora in caduta libera. Paul Pogba, che oggi compie 30 anni, ha saputo concentrare tre carriere in una. Allo stato attuale, il centrocampista francese è la foto ad alta risoluzione della controversa stagione della Juventus, avendo giocato appena 35 minuti tra campionato e coppe.

Ha anche saltato i Mondiali in Qatar, avrebbe dovuto operarsi a un ginocchio che fa i capricci da anni. Come in altri casi, forse le scelte sono state sbagliate. Succede ancora, nel calcio dei recuperi lampo e dei luminari della scienza che scandiscono i tempi al dettaglio.

La parabola di Pogba è davvero singolare. A 30 anni un talento del genere, perché Pogba è stato davvero un campione, sebbene la sensazione costante è che potesse davvero fare ancora di più per il materiale tecnico e fisico a disposizione, appare ai titoli di coda, senza spazio per una nuova sceneggiatura.

Ha segnato un gol nella finale dei Mondiali 2018 contro la Croazia, in una Coppa del Mondo da stella assoluta. Accade a pochi. E ora sembra un peso, una specie di bad company, dal momento che ormai il linguaggio del calcio si mischia costantemente con quello finanziario.

Eppure, una volta apparso sulla scena italiana, è stato pure facile prevedere il suo futuro. Tiro, forza, tecnica, personalità: un centrocampista “two ways”, attacco e difesa, in grado di arare il campo con una falcata da quattrocentista, soprattutto quando gli avversari erano più affaticati, andando puntualmente a segno. Insomma, un predestinato. L’erede di Steven Gerrard e Frank Lampard nel calcio britannico, una legacy mica da poco. In Francia, l’etichetta era anche più ingombrante: naturale successore di Zinedine Zidane. Un sicuro Pallone d’Oro. 

Così ha lasciato la Juventus, che l’aveva preso a costo zero dal Manchester United, dopo svariati trofei e 34 gol. Pogba resta la plusvalenza più ricca nella storia della Serie A: venduto a oltre 100 milioni di euro, con super commissione per Mino Raiola, il suo procuratore, morto mesi fa, che forse gli sarebbe stato d’aiuto in questa fase di carriera. Così è tornato a Old Trafford per la sua rivincita, perché i Diavoli rossi l’avevano preso dalle giovanili del Le Havre, per poi non offrirgli un contratto adeguato alle sue prospettive. A Manchester – tranne una stagione da 16 gol complessivi, di cui 13 in Premier League – non ha sfondato. Sono iniziati gli infortuni, il rapporto tormentato con José Mourinho non ha certo aiutato, così come la naturale indolenza del francese, pure segnato da vicende familiari assai complicate. Ecco poi il dato che lo accompagnerà anche ora alla Juve: salta 71 partite in tre anni allo United. Il fisico insomma cede. Di continuo. Non regge i ritmi del calcio che vuole gambe toniche ogni tre giorni. Negli ultimi quattro anni, ha giocato a pieno regime poco più di una decina di mesi. In numeri: 112 partite su 209.

Ora la sensazione è che l’attenzione mediatica intorno a lui sia eccessiva. Si leggono quasi ogni giorno fondi, riflessioni, servizi televisivi sulla salute di Pogba, sul muscolo che si stira, sulle reazioni emotive del francese che non si concede ai tifosi dopo un consulto medico.

La cronaca richiede ovviamente spazio, l’attenzione dei tifosi sul francese resta alta e ovviamente il peso dei social network – che pure portano tanta visibilità e contratti più ricchi – ma forse bisognerebbe rallentare, almeno sul rapporto tra la resa di Pogba e il suo contratto milionario, su quanto sia costato ogni minuto in campo sino a ora alla Juventus, perché si intravede chiaramente la difficoltà di un uomo, ex ragazzo prodigio, che dovrebbe essere all’apice della sua produzione calcistica e si trova in fondo a tutti, con un umore segnato da un motore – il suo corpo – che non risponde alle sollecitazioni. Una sensazione difficile da vivere, anche con un conto in banca da sogno.

Di Nicola Sellitti

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