Essere Fabio Fognini, un bel modo di essere
Essere Fabio Fognini, un bel modo di essere. Ieri a Wimbledon, l’azzurro è entrato nella Top Ten, contro il fenomenale Carlos Alcaraz
Essere Fabio Fognini, un bel modo di essere
Essere Fabio Fognini, un bel modo di essere. Ieri a Wimbledon, l’azzurro è entrato nella Top Ten, contro il fenomenale Carlos Alcaraz
Essere Fabio Fognini, un bel modo di essere
Essere Fabio Fognini, un bel modo di essere. Ieri a Wimbledon, l’azzurro è entrato nella Top Ten, contro il fenomenale Carlos Alcaraz
Forse non sapremo mai se Fabio Fognini sia stato uno dei più grandi sprechi della storia del nostro sport o molto più semplicemente un campione a cui è mancato l’ultimo step e, nonostante questo, ci ha fatto divertire come matti. Dando comunque la sensazione di godersela come pochi nel circuito.
Dubbio più che legittimo, dopo aver assistito allo spettacolo per certi aspetti incredibile offerto dal primo azzurro ad essere mai entrato nella Top Ten ieri a Wimbledon, contro il fenomenale Carlitos Alcaraz.
Uno che in teoria l’avrebbe dovuto stendere in tre set, soffrendo magari giusto un po’ nella prima partita.
Invece si è arrivati alla quinta e solo la classe mostruosa dello spagnolo e qualche punto girato dalla sorte a favore del fresco vincitore del Roland Garros ha costretto Fabio alla resa.
Perdere non è mai bello e non raccontiamoci balle: si va in campo sempre e comunque per vincere. Se ti chiami Fabio Fognini, poi, hai l’intima convinzione di essere in grado di battere chiunque, anche se la tua testa e un fisico non sempre all’altezza delle nuove superstar ti hanno limitato. Relativamente, si intende, ma pur sempre limitato.
Proprio perché non vogliamo azzardare risposte che a fine carriera (qualsiasi cosa decida Fabio) avrebbero tutto sommato un valore relativo, scegliamo di goderci il ricordo di un cavallo pazzo. Di un giocatore dalle caratteristiche ormai sempre più rare, sia per quella struttura così lontana dai colossi o Big Jim di oggi, sia per i colpi che pochissimi si potevano e possono permettere.
Per essere un Nadal, un Djokovic o un Sinner hai bisogno della testa di Nadal, Djokovic e Sinner. Eppure, alla fin dei conti, scopri che è stato bellissimo ed emozionante anche essere un Fabio Fognini.
Ps
La giornata si è chiusa con una nota molto malinconica, dopo la sconfitta di Matteo Berrettini al primo turno: il romano, primo finalista azzurro di sempre a Wimbledon, è apparso svuotato e frustrato dall’incredibile serie di infortuni e da un fisico che non risponde più. Speriamo sia stato solo sconforto, ma si ha paura che possa finire qui.
Di Fulvio Giuliani
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