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Magica Italia! La Davis resta azzurra. Berrettini e Cobolli firmano l’impresa

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Ci sono partite, anzi ci sono tornei che restano nella mente indipendentemente dal loro valore tecnico.

Magica Italia! La Davis resta azzurra. Berrettini e Cobolli firmano l’impresa

Ci sono partite, anzi ci sono tornei che restano nella mente indipendentemente dal loro valore tecnico.

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Magica Italia! La Davis resta azzurra. Berrettini e Cobolli firmano l’impresa

Ci sono partite, anzi ci sono tornei che restano nella mente indipendentemente dal loro valore tecnico.

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Ci sono partite, anzi ci sono tornei che restano nella mente indipendentemente dal loro valore tecnico.

Il tris in fila dell’Italtennis in Coppa Davis (quarta Insalatiera d’argento), a Bologna contro la Spagna, rientra pienamente in questa categoria.

Perché è un successo collettivo, sofferto, popolare.

Laddove non è arrivata la qualità, la grandezza degli interpreti, sono subentrate altre componenti sul rettangolo di gioco.

L’unità, il peso del pubblico, la maglia azzurra, il tifo da casa: per la semifinale con il Belgio ci sono stati oltre 5 milioni di telespettatori su RaiUno, in assenza Sinner.

Chissà quanti questa sera, a un battito di ciglia dalle ore 20, orario Tg.

Così Matteo Berrettini e Flavio Cobolli (e il duo Bolelli-Vavassori) portano a casa la loro Davis.

La Davis di due amici decennali sull’asse Roma-Firenze, che a Bologna hanno condiviso forse il momento più alto della carriera.

Berrettini ha vinto la sua 11esima partita in fila in azzurro.

Una certezza, il braccio che in Davis non trema.

Sul veloce indoor, poi, se sta bene, Matteo vale ancora i migliori 10, forse 5, al mondo.

Lo spagnolo Carreno Busta non aveva proprio gli strumenti per reggere il suo peso di palla.

Game, set, match.

Il braccio invece ha tremato, oltre al fisico prostrato dalla battaglia con il belga Bergs, per Flavio Cobolli contro Munar.

Non è scattata subito la scintilla, anzi la sensazione è che il numero 22 al mondo abbia patito il peso della Davis, il palazzetto pieno di attese per lui.

Un set sotto, in bilico anche nel secondo parziale, ma poi la partita è girata intorno a un tie-break, con il palazzetto bolognese che è diventato un catino, una versione indoor della torcida brasiliana di Maceiò che fu fatale per la nazionale azzurra nel 1993.

Così si è arrivati all’epilogo in tre ore di gioco.

All’epilogo azzurro.

Tripletta Davis, nella stagione di Sinner con due prove del Grand Slam, le Atp Finals, il lungo trono mondiale.

Certo, a Bologna mancavano i migliori, da ambo le parti.

Jannik e Musetti in casa Italia, due top ten, mica poco.

Tra gli iberici, il numero uno al mondo, Carlos Alcaraz e Davidovich Fokina (numero 14 mondiale), uno tosto, specialmente sulla terra rossa.

È un elemento di cui tenere conto.

Ma se le prime due Davis hanno portato la sigla di Sinner, la sua potenza, la sua aura, stavolta a Bologna si è vinto di squadra.

Un mattone a testa. Ed è tris Italia.

Non era mai accaduto.

di Nicola Sellitti

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