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Football americano e touchdown europeo

Il football americano prova a fare touchdown in Europa. La National Football League intende esportare un modello che si è rivelato vincente soprattutto sotto il profilo economico.
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Football americano e touchdown europeo

Il football americano prova a fare touchdown in Europa. La National Football League intende esportare un modello che si è rivelato vincente soprattutto sotto il profilo economico.
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Il football americano prova a fare touchdown in Europa. La National Football League intende esportare un modello che si è rivelato vincente soprattutto sotto il profilo economico.
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Il football americano prova a fare touchdown in Europa. La National Football League intende esportare un modello che si è rivelato vincente soprattutto sotto il profilo economico.
  Quattro tentativi per guadagnare dieci iarde, se fallisci il gioco passa all’avversario. È la pragmatica regola base del football americano, sport modellato sullo spirito dei pionieri alla costante scoperta di nuovi territori. La prossima conquista si chiama Europa, il continente in cui la National Football League (Nfl) intende esportare un modello che si è rivelato vincente soprattutto sotto il profilo economico. Gli indigeni amano il calcio, ma il calcio non sa monetizzare l’enorme seguito popolare tanto bene quanto il football Usa: di là, 500 milioni di tifosi sono sufficienti a garantire diritti tv per 35 miliardi di dollari mentre i cinque principali campionati europei di calcio, sport da 3,5 miliardi di appassionati in tutto il mondo, di miliardi di dollari ne incassano appena dieci. Inoltre, mentre nella Vecchia Europa l’aumento degli introiti fa lievitare la paga dei calciatori (e le commissioni dei procuratori), negli States il rigoroso limite imposto agli stipendi (salary cap) raffredda i costi e aumenta il margine operativo lordo delle società, risorse che i club reinvestono nelle loro attività. Livellando le spese si riducono anche le distanze tecniche tra le squadre, aumentando così il numero di big match che fanno la fortuna dei diritti tv. Completa l’opera la redistribuzione di circa il 60 per cento degli utili di Lega tra tutti i club, regola che porta i commentatori Usa a definire la Nfl «la federazione sportiva più socialista al mondo». Il fair play finanziario, anche se più balbettante del salary cap, vorrebbe spingere l’Europa più coraggiosa sulla stessa strada. In questo senso, scrive il quotidiano spagnolo “El Economista”, la cessione di Leo Messi – figlia dell’obbligo imposto al Barcellona di non esagerare negli stipendi – è una buona notizia: ai fondi di investimento piace un modello economico più sostenibile, come dimostrano i 2,6 miliardi di euro spesi da Cvc Capital Partners per l’11 per cento dei diritti della Liga. Le 32 squadre dell’Nfl sono già d’accordo a giocare almeno una partita fuori dagli States. Quando si tratta di ottenere maggiori incassi, le franchigie Usa mostrano molta più attenzione dei club del Vecchio Continente. Si parla di Messico, Canada e per l’appunto di Europa: il Tottenham di Londra ha già offerto ospitalità, e incassato soldi per completare il nuovo stadio, ma lo sbarco in forze – previsto per il 2022 – si sta preparando in Germania, con Francia e Spagna nel mirino. Florentino Perez ha candidato il suo Real Madrid, pronto ad accogliere squadre dal sapore latino come i Dallas Cowboys.  
Raffaele Bertini

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