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Il mondo e i diritti secondo Infantino

«Prima la partita e poi i diritti», è stato il delirante concetto espresso da Infantino pochi giorni fa. Non c’è da sorprendersi, dunque, se nel fare un bilancio dei Mondiali in Qatar il padre-padrone della FIFA si sia lasciato trasportare dall’entusiasmo

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Il mondo e i diritti secondo Infantino

«Prima la partita e poi i diritti», è stato il delirante concetto espresso da Infantino pochi giorni fa. Non c’è da sorprendersi, dunque, se nel fare un bilancio dei Mondiali in Qatar il padre-padrone della FIFA si sia lasciato trasportare dall’entusiasmo

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Il mondo e i diritti secondo Infantino

«Prima la partita e poi i diritti», è stato il delirante concetto espresso da Infantino pochi giorni fa. Non c’è da sorprendersi, dunque, se nel fare un bilancio dei Mondiali in Qatar il padre-padrone della FIFA si sia lasciato trasportare dall’entusiasmo

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«Prima la partita e poi i diritti», è stato il delirante concetto espresso da Infantino pochi giorni fa. Non c’è da sorprendersi, dunque, se nel fare un bilancio dei Mondiali in Qatar il padre-padrone della FIFA si sia lasciato trasportare dall’entusiasmo

Ogni Mondiale organizzato è per il presidente della Fifa, Gianni Infantino, sempre e comunque il migliore mai visto. Che gli ultimi due si siano giocati in Paesi (Russia e Qatar) dalla concezione alquanto elastica dei concetti di democrazia, diritti, tutele delle minoranze, rispetto della libertà di espressione e associazione deve evidentemente apparire al padre-padrone della Federazione internazionale del pallone un dettaglio. Fastidioso.

Ieri, nel fare un primo bilancio dei Mondiali qatarioti, Infantino si è lasciato trasportare dall’entusiasmo. C’è da capirlo: impossibile immaginare un finale più “giusto” dal punto di vista del potentissimo suo miglior amico del momento, l’emiro Al Thani (con le due stelle della sua squadra di proprietà parigina, Messi e Mbappè, l’una contro l’altra). E allora eccolo lanciarsi in spericolate conclusioni sulla scala di priorità dei tifosi del pallone: «Prima la partita e poi i dirittipse dixit, in palese delirio di onnipotenza. I morti per la costruzione degli stadi? «Una tragedia, ma da quantificare esattamente nei numeri prima di poterla affrontare». Figurarsi condannarla. Le polemiche piovute da Occidente? Gonfiate e superate.

Il buon Infantino, del resto, non si è spostato di un passo dalla posizione di partenza, quando si esibì in un’intemerata contro le sempiterne colpe dell’Occidente, contrapposto alla terra dei nascenti diritti in riva al Golfo Persico. Una lettura talmente sgangherata da far ridere se non ci fosse da piangere al capezzale di un pallone molto ammaccato.

Di Diego de la Vega

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