Gimbo Tamberi conquista la medaglia d’oro nel salto in alto
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Gianmarco Tamberi ha vinto la medaglia d’oro nel salto in alto maschile ai Mondiali di atletica leggera di Budapest 2023

Gimbo Tamberi conquista la medaglia d’oro nel salto in alto
Gianmarco Tamberi ha vinto la medaglia d’oro nel salto in alto maschile ai Mondiali di atletica leggera di Budapest 2023
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Gimbo Tamberi conquista la medaglia d’oro nel salto in alto
Gianmarco Tamberi ha vinto la medaglia d’oro nel salto in alto maschile ai Mondiali di atletica leggera di Budapest 2023
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AUTORE: Nicola Sellitti
Gimbo ha vinto tutto. Ma non è l’elenco dei successi in 15 anni di grandezza e neppure questo mondiale all’aperto a Budapest. E’ il suo viaggio dentro il salto in alto che attira, ammalia, perché dentro c’è il talento, la costanza, la leggera vena di pazzia che lo accompagna in gara, quella leggerezza così complicata a certi livelli. E tanta fatica.
A La Ragione in un’intervista di qualche mese fa aveva indicato il percorso: pochi balzi nella stagione al coperto, c’era da prepararsi per andare a medaglia ai Mondiali all’aperto. Il metallo era già arrivato al chiuso, agli Europei indoor e outdoor. E poi c’è il fantastico oro vinto ai Giochi nipponici, due estati fa. Per riuscirci è passato attraverso scelte dolorose, mediaticamente gestite anche in modo rivedibile, ma necessarie: si è allontanato dal padre, ha rivisto il metodo di lavoro.
Come fece un altro fenomeno, Rafa Nadal, dallo zio Toni a Carlos Moya. Ha rischiato, è uscito dalla comfort zone. E ha vinto. La sua gara a Budapest è stata straordinaria. Lo stadio era incollato ai suoi balzi, c’è stato un sentimento di condivisione che è solo per pochi, pochissimi. E’ partito con un nullo a 2,25, poi ha ingranato la marcia sino a 2,38. E dopo i festeggiamenti, le lacrime, gli abbracci, ha avuto la forza di provare ad andare oltre i 2,40 metri.
Nella sua incredibile carriera anche gli infortuni sono stati eclatanti. Sette anni fa a Monaco, in Diamond League, ha rischiato davvero la carriera. Prima delle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 invece ha perduto il treno verso l’oro che probabilmente avrebbe pure ottenuto. Ha dovuto ingoiare dolori e fatiche, ha dovuto attendere anche la furia della pandemia, prima di rifarsi a Tokyo 2020.
E ora, dopo aver vinto davvero tutto (anche due edizioni della Diamond League), dopo il riposo, dopo il trionfo, si dovrà arrivare a una scelta: chiudere in bellezza a Parigi, la prossima estate. Intanto è tra i primi dieci sportivi italiani di sempre. Si siede al tavolo dei più grandi.
di Nicola Sellitti
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