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Gli Usa schierano un nuovo Dream Team

Gli Usa mettono in campo un nuovo Dream Team dell’Nba. Forse, forse gli si potrebbe già spedire l’oro a domicilio, con questo arsenale di talento

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Gli Usa mettono in campo un nuovo Dream Team dell’Nba. Forse, forse gli si potrebbe già spedire l’oro a domicilio, con questo arsenale di talento

LeBron, Curry, Durant. E se non bastassero, ai Giochi di Parigi ci saranno anche Tatum, Embiid, Davis e addirittura Kawhi Leonard come 12esimo uomo. I segnali erano già palesi da tempo, quando gli americani perdono e magari aggiungono al conto anche una figuraccia – è accaduto ai Mondiali dello scorso anno, affondati dalla Germania poi campione – poi alle Olimpiadi mettono in campo l’argenteria di casa. 

E quindi, se non fosse meravigliosa la prospettiva di veder giocare le stelle Nba in Francia, forse gli si potrebbe già spedire l’oro a domicilio, con questo arsenale di talento. È già partita l’operazione nostalgia: James, Curry e Durant reggono il confronto con Jordan, Magic Johnson e Larry Bird, il trio al comando del Dream Team di Barcellona 1992, ossia la squadra più forte di sempre negli sport di squadra? Anche MJ, Magic e Bird furono allertati dalla Nba a partecipare ai Giochi di Barcellona perché quattro anni prima a Seul i sovietici di Arvydas Sabonis osarono battere la selezione americana.

Un affronto nella fase finale della Guerra Fredda che fu poi vendicato dal pacchetto di stelle americane dell’Nba ai Giochi spagnoli. Fu appunto la prima volta che le star del campionato più importante al mondo indossavano la canotta della nazionale a stelle e strisce e avverrà anche a Parigi, dove serve portare l’oro a casa, possibilmente dominando gli avversari, dalla Serbia alla Francia e, se dovesse vincere il preolimpico di Portorico, anche la nazionale azzurra, che finirebbe nel girone con americani, serbi e sud-sudanesi, che si troveranno di fronte a sua maestà LeBron James, a Steph Curry e Kevin Durant.

Un trio che per talento può reggere il confronto con Jordan, Magic e Bird, anche se i confronti sono spesso superficiali, non verificabili, perché in oltre 30 anni la pallacanestro è cambiata, tra spaziature diverse, atletismo portato all’estremo e fischi arbitrali che tutelano maggiormente gli attacchi. Ai tempi del Dream Team gli stranieri, anche formidabili come Drazen Petrovic e Toni Kukoc, non erano le prime voci delle squadre e l’occhio degli americani era sempre sospettoso sugli europei. Ora al livello di LeBron e Curry ci sono Jokic (due volte mvp della Nba), Doncic, Antetokounmpo

Ma la suggestione resta. E forse c’è meno narrativa intorno al terzetto di assi che andrà a Parigi: nel Dream Team c’erano due maschi alfa – Jordan e Magic – con Johnson che ebbe l’intelligenza di mettersi un attimo di lato per sfruttare al meglio la presenza dirompente e usurante – per compagni e avversari – del fenomeno dei Chicago Bulls per arrivare alla meta, mentre non si vede una personalità così spiccata al fianco di LeBron James. Così come è vero che Durante nella pulizia di tiro ricorda Larry Bird e Steph Curry con i Golden State Warriors ha cambiato il basket contemporaneo, tirando a canestro da otto metri, imponendo la revisione delle spaziature che ha portato a svuotare l’area a i lunghi di 215 cm a tirare da tre punti.

Ma sono dettagli. Il punto è goderseli, LeBron, Steph e Durant a Parigi tra poco meno di 100 giorni. Come è avvenuto con l’altro trio di fenomeni a Barcellona 1992.

di Nicola Sellitti

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    LeBron, Curry, Durant. E se non bastassero, ai Giochi di Parigi ci saranno anche Tatum, Embiid, Davis e addirittura Kawhi Leonard come 12esimo uomo. I segnali erano già palesi da tempo, quando gli americani perdono e magari aggiungono al conto anche una figuraccia – è accaduto ai Mondiali dello scorso anno, affondati dalla Germania poi campione – poi alle Olimpiadi mettono in campo l’argenteria di casa. 

    E quindi, se non fosse meravigliosa la prospettiva di veder giocare le stelle Nba in Francia, forse gli si potrebbe già spedire l’oro a domicilio, con questo arsenale di talento. È già partita l’operazione nostalgia: James, Curry e Durant reggono il confronto con Jordan, Magic Johnson e Larry Bird, il trio al comando del Dream Team di Barcellona 1992, ossia la squadra più forte di sempre negli sport di squadra? Anche MJ, Magic e Bird furono allertati dalla Nba a partecipare ai Giochi di Barcellona perché quattro anni prima a Seul i sovietici di Arvydas Sabonis osarono battere la selezione americana.

    Un affronto nella fase finale della Guerra Fredda che fu poi vendicato dal pacchetto di stelle americane dell’Nba ai Giochi spagnoli. Fu appunto la prima volta che le star del campionato più importante al mondo indossavano la canotta della nazionale a stelle e strisce e avverrà anche a Parigi, dove serve portare l’oro a casa, possibilmente dominando gli avversari, dalla Serbia alla Francia e, se dovesse vincere il preolimpico di Portorico, anche la nazionale azzurra, che finirebbe nel girone con americani, serbi e sud-sudanesi, che si troveranno di fronte a sua maestà LeBron James, a Steph Curry e Kevin Durant.

    Un trio che per talento può reggere il confronto con Jordan, Magic e Bird, anche se i confronti sono spesso superficiali, non verificabili, perché in oltre 30 anni la pallacanestro è cambiata, tra spaziature diverse, atletismo portato all’estremo e fischi arbitrali che tutelano maggiormente gli attacchi. Ai tempi del Dream Team gli stranieri, anche formidabili come Drazen Petrovic e Toni Kukoc, non erano le prime voci delle squadre e l’occhio degli americani era sempre sospettoso sugli europei. Ora al livello di LeBron e Curry ci sono Jokic (due volte mvp della Nba), Doncic, Antetokounmpo

    Ma la suggestione resta. E forse c’è meno narrativa intorno al terzetto di assi che andrà a Parigi: nel Dream Team c’erano due maschi alfa – Jordan e Magic – con Johnson che ebbe l’intelligenza di mettersi un attimo di lato per sfruttare al meglio la presenza dirompente e usurante – per compagni e avversari – del fenomeno dei Chicago Bulls per arrivare alla meta, mentre non si vede una personalità così spiccata al fianco di LeBron James. Così come è vero che Durante nella pulizia di tiro ricorda Larry Bird e Steph Curry con i Golden State Warriors ha cambiato il basket contemporaneo, tirando a canestro da otto metri, imponendo la revisione delle spaziature che ha portato a svuotare l’area a i lunghi di 215 cm a tirare da tre punti.

    Ma sono dettagli. Il punto è goderseli, LeBron, Steph e Durant a Parigi tra poco meno di 100 giorni. Come è avvenuto con l’altro trio di fenomeni a Barcellona 1992.

    di Nicola Sellitti

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      Un trio che per talento può reggere il confronto con Jordan, Magic e Bird, anche se i confronti sono spesso superficiali, non verificabili, perché in oltre 30 anni la pallacanestro è cambiata, tra spaziature diverse, atletismo portato all’estremo e fischi arbitrali che tutelano maggiormente gli attacchi. Ai tempi del Dream Team gli stranieri, anche formidabili come Drazen Petrovic e Toni Kukoc, non erano le prime voci delle squadre e l’occhio degli americani era sempre sospettoso sugli europei. Ora al livello di LeBron e Curry ci sono Jokic (due volte mvp della Nba), Doncic, Antetokounmpo

      Ma la suggestione resta. E forse c’è meno narrativa intorno al terzetto di assi che andrà a Parigi: nel Dream Team c’erano due maschi alfa – Jordan e Magic – con Johnson che ebbe l’intelligenza di mettersi un attimo di lato per sfruttare al meglio la presenza dirompente e usurante – per compagni e avversari – del fenomeno dei Chicago Bulls per arrivare alla meta, mentre non si vede una personalità così spiccata al fianco di LeBron James. Così come è vero che Durante nella pulizia di tiro ricorda Larry Bird e Steph Curry con i Golden State Warriors ha cambiato il basket contemporaneo, tirando a canestro da otto metri, imponendo la revisione delle spaziature che ha portato a svuotare l’area a i lunghi di 215 cm a tirare da tre punti.

      Ma sono dettagli. Il punto è goderseli, LeBron, Steph e Durant a Parigi tra poco meno di 100 giorni. Come è avvenuto con l’altro trio di fenomeni a Barcellona 1992.

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