Niente da fare: Cristiano Ronaldo non riesce ad apparire simpatico neppure per contratto. Un umanoide planato sul mondo del pallone per far incetta di trofei e Palloni d’oro, senza lasciare una reale traccia nel cuore degli appassionati.
Un fuoriclasse mostruoso nei numeri, ma incapace di cogliere il senso ultimo del pallone.
È sempre stato così, passando per campionati e club senza accendere mai una scintilla d’amore fra i compagni di squadra e in fin dei conti neppure sugli spalti, dove l’hanno osannato finché ha garantito goal a grappoli, per poi dimenticarlo agilmente non appena partito per nuovi lidi.
Oggi fa il testimonial della nuova frontiera d’Arabia, sostenendo con la sicumera che resta uno dei suoi tratti distintivi il futuro radioso della Lega totalmente artificiale in cui è andato a svernare. Il campionato che a botte di vagonate di petrodollari ha deciso di sovvertire ogni regola della logica – prima ancora che economica – pur di imporre la visione pallonara degli secchi: spese senza senso e senza limiti per costruire in laboratorio un torneo superiore a quelli giocati in Europa.
Nel frattempo la nuova squadra di CR7 – l’Al-Nassr – ne ha presi cinque in amichevole dal Celta Vigo, che non è ancora il Real Madrid, ma da quelle parti è come se lo fosse.
Indifferente, il portoghese ricopre di bile la Serie A (e quindi la Juventus che lo ha profumatamente pagato per anni senza ottenere l’apporto decisivo per l’agognata Champions League) e l’eterno avversario Leo Messi. Cristiano ha riservato frecciatine non solo al nostro povero campionato – e sin qui possiamo capire il ragionamento, quando paragona la Serie A alla Premier League – ma anche alla MLS statunitense, solo per poter denigrare il rivale di un’intera esistenza sui campi di pallone.
Il problema di CR7 è che Leo Messi resta un campione amato e idoltrato nei cinque continenti, mentre lui è stato rapidamente dimenticato nel pensionato arabo in cui è andato a rinchiudersi. Leo Messi sta gestendo il proprio tramonto nel modo più conveniente e fruttuoso dal punto di vista economico e personale, in un campionato a bassa intensità e nella Miami della primavera-estate perenne, ma è pur sempre reduce della tempesta d’emozioni del titolo mondiale conquistato lo scorso dicembre con la sua Argentina. Il traguardo di una vita, il sogno di un intero popolo, mentre Ronaldo finiva mestamente in panchina persino nel suo Portogallo.
CR7 è convinto di aver fatto la storia del calcio e i freddi numeri gli danno pure una quota di ragione, ma noi continuiamo a porre questo semplice quesito a chiunque abbia amato anche solo un po’ il pallone: qualcuno di voi ricorda il suono della voce del portoghese?
di Fulvio Giuliani
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