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Il grande Tennis, il piccolo calcio

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Il grande Tennis. Nel giorno di una partita decisiva della Nazionale di calcio, molti celebrano l’attesa per la doppia semifinale al Roland Garros di Jannik Sinner e Lorenzo Musetti

Il grande Tennis, il piccolo calcio

Il grande Tennis. Nel giorno di una partita decisiva della Nazionale di calcio, molti celebrano l’attesa per la doppia semifinale al Roland Garros di Jannik Sinner e Lorenzo Musetti

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Il grande Tennis, il piccolo calcio

Il grande Tennis. Nel giorno di una partita decisiva della Nazionale di calcio, molti celebrano l’attesa per la doppia semifinale al Roland Garros di Jannik Sinner e Lorenzo Musetti

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Molti celebrano l’attesa per la doppia semifinale al Roland Garros di Jannik Sinner e Lorenzo Musetti – nel giorno di una partita decisiva della Nazionale di calcio – come una sorta di storico “sorpasso“ della racchetta sul nostro sport nazionale.

Detto che non è la prima volta di una sfida a distanza fra Sinner e gli Azzurri (anche se questa sera la partita dei ragazzi di Spalletti in Norvegia è già decisiva), qui non si tratta di celebrare alcun sorpasso o funerale.
La verità è che agli italiani e ovviamente non solo agli italiani piacciono i vincenti.

Le storie che terminano in gloria, le imprese, i successi da ricordare con il più classico dei “io c’ero“.
Il tema non è il calcio in quanto tale, ma il momento tecnicamente drammatico vissuto dal nostro calcio, che è faccenda del tutto diversa.

Il caso e le circostanze hanno messo di fronte il più forte tennista della nostra storia e una fase debordante di talenti azzurri armati di racchetta con un lunghissimo buio pedatorio.
Sono anni, prendiamone atto senza pietismi di Patria, che i nostri migliori calciatori sono lontani dai vertici mondiali. Con la sola eccezione di Gigione Donnarumma, ultimo erede di una tradizione quasi senza eguali.

Per il resto, presunti fenomeni, mezze tacche, inespressi e involuti.
Perdonerete la brusca franchezza, ma il livello del nostro calcio è a tratti sconfortante, soprattutto se paragoniamo la presunzione dei modi di taluni e la cifra tecnica reale. Oltre la capacità di durare nel tempo, perché una notte di gloria può capitare ad alcuni, una carriera da campione è affare di pochissimi.

Se oggi l’Italia pensa a Sinner e Musetti e non a Tonali e Coppola è perché con i primi ci sentiamo temuti e ammirati, con i secondi ignorati.
Incredibile a dirsi, ma se oggi fosse la partita della Nazionale a essere criptata nessuno si lamenterebbe più di tanto, mentre le partite di Jannik e Lorenzo sono un problema, alla faccia dei soldi spesi per i diritti da chi c’era quando il tennis non era fenomeno popolare e di massa.

Di Fulvio Giuliani

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