Il Napoli che diverte e incassa
Il Napoli, un modello di business sostenibile che vince, diverte, incassa: parola di Giovanni Palazzi, ceo di StageUp
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Il Napoli, un modello di business sostenibile che vince, diverte, incassa: parola di Giovanni Palazzi, ceo di StageUp
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Il Napoli, un modello di business sostenibile che vince, diverte, incassa: parola di Giovanni Palazzi, ceo di StageUp
È l’unico dei top club di Serie A che ha resistito all’assalto delle proprietà straniere, negli ultimi tempi rappresentate dai fondi d’investimento. Con 19 punti di vantaggio sulla seconda a 11 turni dal termine del campionato e ai quarti di finale di Champions League per la prima volta nella sua storia, il Napoli rappresenta un modello di business sostenibile in un calcio italiano che conta diverse società in rosso. Una buona notizia, una traccia per tutti: vince, diverte, incassa. E programma il futuro.
La sua gestione è da pmi: decide tutto o quasi in prima persona il presidente Aurelio De Laurentiis, con un paio di figure dirigenziali di riferimento. Regole di ingaggio: nessun bene immobile di proprietà e il postulato dell’autofinanziamento, mandato a memoria in quasi vent’anni e solo ora seguito da altre società. Le prime voci su investitori interessati al Napoli risalgono al 2014, mentre sono state più consistenti le avances del Qatari Sports Investment dello sceicco Al Thani, il discusso proprietario del Paris Saint Germain che ora dà la caccia al Manchester United. Altri sondaggi sono stati fatti da investitori del Bahrain e nel 2019 da Sixth Street, il fondo californiano di private equity.
Secondo la classifica del Brand Finance Football 50 dello scorso anno, il Napoli è il 27esimo club mondiale per valore del marchio. «Vale già ora oltre un miliardo di euro ed è una valutazione destinata a salire con il successo in campionato, che produrrà un ritorno enorme in termini di visibilità» spiega Giovanni Palazzi, ceo della società di consulenza sportiva StageUp.
«Più della costruzione di uno stadio o di un centro sportivo, la risorsa più importante per il club azzurro è la sua fanbase in tutto il mondo. Il Napoli ha potuto contare su questo serbatoio di appassionati anche quando era in Serie C e poi in B. Sul tifoso-cliente si può costruire un sistema di servizi che accompagna il sostenitore del Napoli nel corso della sua vita. La società vanta un buon potenziale in Italia (dati StageUp: 2,7 milioni di tifosi, ndr.) ma soprattutto all’estero perché può contare sulle comunità italiane, per esempio in Nord America. Lo scudetto porterebbe grande visibilità anche in Paesi dove i napoletani non sono arrivati, per esempio la Cina, anche se questa non comporta in automatico un balzo del fatturato. Serve poi una politica intelligente per valorizzare il risultato sportivo. E serve vincere. Il Real Madrid è diventato un colosso perché ha vinto e ha avuto i migliori calciatori al mondo, non per le comunità spagnole all’estero».
Secondo il ceo di StageUp, il terzo scudetto azzurro produrrebbe la crescita del valore complessivo del club nel medio-periodo: «Vincere lo scudetto o, meglio ancora, arrivare tra le prime quattro o in finale di Champions League costituirebbe il lasciapassare per la crescita della visibilità del brand Napoli nel mondo, attirando l’attenzione di diverse multinazionali. La corsa in solitaria della squadra in campionato in realtà appanna l’interesse per il torneo italiano a livello mondiale perché sono la competizione e l’incertezza a far salire il livello d’attenzione» osserva Palazzi, che evidenzia come «il risultato sportivo aumenta il valore di un brand e la visibilità incide sulla notorietà del marchio, soprattutto laddove vi sia una latenza di risultati di livello.
A Napoli lo scudetto manca dal 1990 e la Roma nel 2001 è stata l’ultima a rompere l’egemonia del Nord. La differenza è che il gruppo Sensi per vincere finì in cattive acque finanziarie, mentre i conti della società di De Laurentiis sono in perfetto ordine».
Insomma, il Napoli è un modello da seguire, mentre la Serie A arranca sui conti e in Europa cresce il pericolo-bolla della Premier League: «Per gli altri top club italiani c’è da seguire in realtà la stessa strada» conclude Palazzi. «Si parte dai risultati sportivi che producono il rafforzamento della marca, con conseguente aumento del fatturato tramite biglietteria, diritti tv, merchandising. In questo momento il vantaggio competitivo del club campano è evidente».
di Nicola Sellitti
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