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Il pallone sceicchi

Il pallone, gli sceicchi e il petrolio

Il calcio sedotto dagli sceicchi, dai soldi e dal petrolio, rappresenta la crisi di uno sport che è stato, e non è più, storia e passione
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Il pallone, gli sceicchi e il petrolio

Il calcio sedotto dagli sceicchi, dai soldi e dal petrolio, rappresenta la crisi di uno sport che è stato, e non è più, storia e passione
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Il pallone, gli sceicchi e il petrolio

Il calcio sedotto dagli sceicchi, dai soldi e dal petrolio, rappresenta la crisi di uno sport che è stato, e non è più, storia e passione
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Il calcio sedotto dagli sceicchi, dai soldi e dal petrolio, rappresenta la crisi di uno sport che è stato, e non è più, storia e passione
«Ma chi te l’ha fatto fa’?». C’è una canzone ironica di Renato Carosone, “Caravan Petrol”, sull’ossessione per il petrolio e su un partenopeo che – conciato da arabo – si mette a cercarlo a Napoli, dove però «’o petrolio nun ce sta». Ebbene oggi, epoca di una vera e propria migrazione verso l’Arabia e di corteggiamenti a suon di miliardi di calciatori (e allenatori) di fama – e non a fine carriera – quella canzone andrebbe riscritta sul mondo del calcio. In Arabia guadagnano tanti soldi? No. Tanti soldi li guadagnano in Europa, in Arabia calciatori e mister ne prendono una montagna. Un’esagerazione. Non siamo pauperisti e riteniamo che il denaro sia la misura più razionale e libera del talento professionale d’un individuo. Chi è bravo costa parecchio. Purché quel talento competa ai massimi livelli agonistici nel proprio campo. Nel caso dei calciatori quello che stona è il cortocircuito fra la montagna di soldi per gli ingaggi degli atleti che dall’Europa vanno in Arabia (lasciando campionati di gran livello come quello inglese, lo spagnolo, l’italiano o il francese) e il valore del torneo arabo, scarsetto assai. Per questa ragione il pallone sedotto dagli sceicchi rappresenta la crisi stessa di uno sport che in Europa è storia ed è stato passione, identità e cultura popolare oltreché spettacolo e impresa. Giovanni Trapattoni, figlio di un operaio e di una contadina, gran calciatore e allenatore direbbe: «Parere e non essere è come filare e non tessere». di Massimiliano Lenzi

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