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“Illeciti gravi, prolungati e ripetuti” nel -15 alla Juve

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La Corte d’appello della Figc spiega la sentenza: “Un sistema di plusvalenze fittizie con scopi fraudolenti”
Juventus

“Illeciti gravi, prolungati e ripetuti” nel -15 alla Juve

La Corte d’appello della Figc spiega la sentenza: “Un sistema di plusvalenze fittizie con scopi fraudolenti”
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“Illeciti gravi, prolungati e ripetuti” nel -15 alla Juve

La Corte d’appello della Figc spiega la sentenza: “Un sistema di plusvalenze fittizie con scopi fraudolenti”
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Illecito “grave, ripetuto, prolungato”. Una mole probatoria ritenuta “impressionante”, che ha certificato l’esistenza di un sistema di plusvalenze fittizie con scopi fraudolenti. È la parte essenziale nella pubblicazione delle motivazioni per la sentenza della Corte di Appello della Figc, che 10 giorni fa ha stabilito una penalizzazione di 15 punti per la Juventus in campionato per il caso-plusvalenze.

Un’ordinanza di 37 pagine, in cui si fa riferimento, come era prevedibile, alla violazione dell’articolo 4 sulla lealtà sportiva per i vertici della Juventus, a partire dall’ormai ex presidente, Andrea Agnelli, sino all’ex direttore sportivo della Juve, Fabio Paratici. Tutti colpevoli, anche, secondo la Corte federale, dell’articolo 31 del Codice di giustizia sportiva per l’alterazione di una serie di bilanci nell’arco di tre esercizi, con l’ammontare complessivo delle plusvalenze fittizie a oltre 60 milioni di euro. 

La Juventus ora procederà al ricorso al Collegio di Garanzia dello Sport, al Coni. Non è un terzo grado, bensì un pronunciamento sulla legittimità del provvedimento. Una specie di Cassazione, che annullerà o confermerà in toto la sentenza della Corte d’Appello. Secondo la Juve, il ricorso alla Procura federale è stato presentato fuori tempo massimo (30 giorni).

Insomma, le motivazioni confermano quanto emerso 10 giorni fa, ovvero che la posizione della Juventus è cambiata rispetto al proscioglimento nel primo round sull’inchiesta sulle plusvalenze fittizie per il materiale che è arrivato dalla Procura di Torino, nell’ambito dell’inchiesta Prisma, in cui Agnelli e gli altri dirigenti bianconeri sono stati rinviati a giudizio per diversi reati, tra cui il falso in bilancio, con prima udienza a fine marzo.

Nelle motivazioni si legge che è stata accertata, da parte della dirigenza bianconera, la presenza di un “sistema fraudolento” di cui la Corte federale non poteva essere a conoscenza (la prima inchiesta sulle plusvalenze si è chiusa in primavera), elementi venuti alla luce dall’inchiesta Prisma, a Torino, alcuni mesi dopo. Tra le operazioni di “nascondimento”, per usare le espressioni della Corte nell’ordinanza sulle motivazioni, ci sono correzioni a penna delle fatture ricevute dalla controparte “per non far emergere la natura “permutativa” dell’operazione compiuta”.

Nell’ordinanza c’è il riferimento all’ormai famoso “libro nero” di Fabio Paratici, cui fa riferimento anche Cherubini nelle intercettazioni, ritenuto “elemento oggettivo, non confutabile” dai magistrati della Procura federale. Per le altre squadre coinvolte non ci sarebbero elementi sufficienti per determinare una condanna. In sostanza, per la Juve sono emerse le prove, non per le altre società coinvolte

Per il club bianconero è solo l’inizio di un lungo iter processuale. L’istruttoria federale sul secondo filone della giustizia sportiva, quello sulle “manovre stipendi” richiede altri 40 giorni, per i deferimenti (e una nuova penalizzazione in classifica per la Juve) si potrebbe arrivare ad aprile. Anche su questo filone c’è il materiale dell’inchiesta Prisma. E a fine marzo, c’è forse il processo più atteso e temuto, quello della giustizia ordinaria, con i reati finanziari di cui sono chiamati a rispondere gli ex vertici della dirigenza.

Di Nicola Sellitti 

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