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Inarrestabile Sinner the winner

Il trionfo di New York del campione italiano Jannik Sinner ridisegna la mappa del tennis mondiale, lasciando stabile l’Italia sul tetto del mondo

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Inarrestabile Sinner the winner

Il trionfo di New York del campione italiano Jannik Sinner ridisegna la mappa del tennis mondiale, lasciando stabile l’Italia sul tetto del mondo

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Il trionfo di New York del campione italiano Jannik Sinner ridisegna la mappa del tennis mondiale, lasciando stabile l’Italia sul tetto del mondo

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Il trionfo di New York del campione italiano Jannik Sinner ridisegna la mappa del tennis mondiale, lasciando stabile l’Italia sul tetto del mondo

Da un lato Sinner the winner, venerabile maestro del cemento a inizio anno all’Australian Open e l’altroieri allo Us Open di Flushing Meadows. Dall’altro Carlos Alcaraz, che si è fatto posto nell’aristocrazia del tennis europeo vincendo nel 2024 sulla terra rossa del Roland Garros e sull’erba di Wimbledon. Con il trionfo del nostro numero uno al mondo a New York, a questo punto si può scrivere senza timori di essere smentiti: la cartina geografica del tennis si è aggiornata e il tempo ha emesso le sue inappellabili sentenze, sancendo la fine dell’egemonia ultraventennale dei big three Federer, Nadal, Djokovic (in puro ordine d’età, non di preferenze o di qualità). Se poi aggiungiamo a loro anche Andy Murray – che in carriera ha vinto tre prove del Grand Slam – era dal 2002 che almeno uno dei quattro moschettieri portava a casa una delle quattro prove principali del circuito. Nella stagione in corso l’argenteria di pregio è stata invece equamente divisa tra il 23enne Sinner e il 21enne Alcaraz.

Passaggio di consegne o del testimone che sia, ora non è più solo suggestione o un’ipotesi: è un fatto. Soltanto Djokovic all’Australian Open 2025 può ribaltare nuovamente il tavolo, mostrandosi in grado di reggere il confronto con Jannik e Carlos. Mai sottovalutare il fuoriclasse serbo, mentre non ci sono margini per accodarsi – soprattutto negli Slam, dove si gioca al meglio dei cinque set – per Medvedev, Zverev né tantomeno per Fritz. Forse il 21enne danese Rune potrà dare qualche segnale, a patto però di smettere di litigare con sé stesso.

Dunque, c’è una diarchia al potere. Anche se in questo momento – perché nel tennis davvero lo scenario cambia in poche settimane – Sinner mostra una marcia in più rispetto ad Alcaraz, talento meraviglioso ma incline alle lune storte, corroso dalla sconfitta contro Djokovic per l’oro ai Giochi di Parigi e dall’eliminazione precoce a New York. Il vantaggio di Sinner su Alcaraz non si misura certo con i quasi 4.700 punti di distanza nella classifica Atp dallo spagnolo (ora numero tre). Il punto è che Jannik in queste settimane è cresciuto come se fossero passati un paio di anni. La vicenda del presunto doping – da cui è uscito pulito, ma con tante scorie che dovrà smaltire nel tempo – lo ha indurito: il ragazzo che vinceva con il sorriso è diventato un uomo con la stessa spaventosa forza mentale, che però alza solo le mani al cielo quando vince il torneo, con la mascella che resta ancora serrata.

Ha preso nota, Sinner, tracciando una linea tra chi gli è vicino davvero e chi è solo salito sulla giostra del vincitore. Allo Us Open aveva soltanto da perdere. Il mirino era puntato su di lui, la sentenza sull’uso del farmaco incriminato che il suo ex fisioterapista aveva utilizzato per curarsi un taglio al dito era arrivata pochi giorni prima dell’esordio del fuoriclasse italiano a New York. Sul cemento americano non si è neppure visto il miglior Sinner. Soprattutto al servizio ha faticato parecchio (all’Australian Open aveva messo in mostra un tennis di livello più alto) ma ha vinto lo stesso giocando al top i punti chiave delle partite, mostrando uno spiazzante dominio tecnico ma soprattutto emotivo di avversari, arbitri, spettatori. Ha costruito la sua bolla, è diventato atarassico, inavvicinabile. E il meglio deve ancora venire.

di Nicola Sellitti

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