Italia in finale, Jannik è leggenda
Jannik Sinner porta l’Italia in finale di Coppa Davis, contro l’Australia. Ha battuto due volte nell’arco di quattro ore e spiccioli il numero uno al mondo
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Italia in finale, Jannik è leggenda
Jannik Sinner porta l’Italia in finale di Coppa Davis, contro l’Australia. Ha battuto due volte nell’arco di quattro ore e spiccioli il numero uno al mondo
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Jannik Sinner porta l’Italia in finale di Coppa Davis, contro l’Australia. Ha battuto due volte nell’arco di quattro ore e spiccioli il numero uno al mondo
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Jannik Sinner porta l’Italia in finale di Coppa Davis, contro l’Australia. Ha battuto due volte nell’arco di quattro ore e spiccioli il numero uno al mondo
Come Pantani sul Galibier. Quasi come Tamberi o Jacobs ai Giochi di Tokyo. Un pomeriggio per entrare nella leggenda dello sport italiano. Jannik Sinner porta l’Italia in finale di Coppa Davis, contro l’Australia. Ha battuto due volte nell’arco di quattro ore e spiccioli il numero uno al mondo, Novak Djokovic, la seconda nel doppio decisivo, con Lorenzo Sonego.
Sono tre le sconfitte del fenomeno serbo dalla racchetta di Jannik. Incredibile solo scriverlo. Jannik, assieme all’Italia, assieme a Sonego, ha scritto la storia. Per esserci una rivalità con Djokovic c’era bisogno che vincesse qualche partita contro Nole. Ha mandato a memoria la lezione. Come descrivere le sensazioni di un pomeriggio matto e disperatissimo, che porta l’Italia di Davis a giocarsi l’Insalatiera a 25 anni dall’ultima volta. Come incastonare questa vicenda in binari razionali: il successo straordinario su Djokovic di Jannik, la sua corsa negli spogliatoi, poi in campo per il doppio 30 minuti dopo. E Nole, a 36 anni, come lui. Poi il doppio azzurro che schianta quello serbo. Nole che mastica amaro, ai saluti.
C’è dunque una certezza: Jannik non trema più dinanzi al serbo. Lo guarda da pari a pari, non lo subisce mentalmente come nella semifinale di Wimbledon dove non è mai stato in partita. Ora è consapevole della sua immensa forza. Sul 4-5 nel terzo set della loro partita ha annullato tre match point a Djokovic senza mai dubitare, con coraggio, forza. Un campione che vale i primi tre del mondo. Nole non perdeva in Davis da 20 partite. C’è anche un’altra certezza: le partite tra Sinner e Djokovic sono uno spettacolo di altissima qualità.
Nel primo set c’è stata l’esibizione forse migliore di Sinner, a un livello più alto rispetto alle Atp Finals: colpi pesantissimi, profondi, a un dito dalle righe, un ritmo di gioco impressionante soprattutto sulla diagonale di rovescio, con Nole all’angolo, tra errori e forse lo stupore di trovarsi di fronte questa versione del tennista italiano, a sei giorni dalla lezione subita a Torino. Come però spesso avviene nella sceneggiature delle gare del serbo, all’inizio del secondo set si è assistito alla sua metamorfosi. Gli errori sono diventati certezze, il serbo si è preso il campo, spinto anche dal tifo della torcida al suo angolo. L’unica costante, tra i due set: il livello altissimo espresso in campo, qualità elevata. La prova, se servisse ancora, che Jannik è ormai al livello dei migliori, in crescita verticale, a un passo da Nole. E l’Italia è un passo dalla Davis, l’ultima è arrivata nel 1976.
di Nicola Sellitti
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