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L’Italrugby vola, intervista a Martín Castrogiovanni

L’Italrugby, reduce dal recente successo sul Galles, sta vivendo un “effetto tennis” trionfale. Ne parliamo con Martín Castrogiovanni, colonna azzurra del rugby

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L’Italrugby vola, intervista a Martín Castrogiovanni

L’Italrugby, reduce dal recente successo sul Galles, sta vivendo un “effetto tennis” trionfale. Ne parliamo con Martín Castrogiovanni, colonna azzurra del rugby

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L’Italrugby vola, intervista a Martín Castrogiovanni

L’Italrugby, reduce dal recente successo sul Galles, sta vivendo un “effetto tennis” trionfale. Ne parliamo con Martín Castrogiovanni, colonna azzurra del rugby

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L’Italrugby, reduce dal recente successo sul Galles, sta vivendo un “effetto tennis” trionfale. Ne parliamo con Martín Castrogiovanni, colonna azzurra del rugby

È un pilone ancora in mischia, anche se dopo il ritiro si è allontanato dal rugby per un po’. Qualche tempo tra amore e odio prima di tornarci dentro, perché la palla ovale è una passione che attraversa la vita.

Martín Castrogiovanni, oltre 100 presenze in Nazionale, colonna azzurra al Sei Nazioni dal 2003 al 2013 (e anche una partita da capitano, contro il Galles nel 2013), è ancora emozionato per il recentissimo successo sul Galles che ha portato l’Italrugby a 11 punti nella classifica finale del torneo, una quota mai toccata prima: «Ho visto in questa squadra molte similitudini con quella in cui ho giocato per anni, che pure aveva ottenuto risultati importanti. Le Nazionali attraversano processi di crescita, l’Italia ha scontato le conseguenze di un ricambio generazionale molto marcato, ha anche sostituito più volte allenatore e tutto questo non è stato compreso dal pubblico, anzi» ci ha raccontato Castrogiovanni.

«È stato duro convivere con 11 anni senza un successo casalingo al Sei Nazioni. I ragazzi avevano bisogno di una scintilla, di una partita che ti facesse capire che c’è un margine per arrivare in alto, anche se si esce dal campo con un pareggio o una sconfitta. Anche se credo che il punto di svolta ci sia stato due anni fa con la vittoria di misura in Galles. Questi ragazzi faranno meglio di noi, ne sono certo. Li vedremo al massimo tra un paio di edizioni dei Mondiali, sono giovani e devono fare esperienza. Poi il movimento cresce e alle spalle ci sono i talenti dell’Under 20 che hanno vinto diverse partite al Sei Nazioni di categoria».

L’ex pilone della Nazionale – che ha aperto un’accademia a Piancavallo (Pordenone), la Castro Rugby Academy (7-17 anni) – ricorda anche «l’ondata di critiche che ha avvolto la Nazionale agli ultimi Mondiali per le mete subite con Francia e Nuova Zelanda. Mi dispiace che la gente contesti spesso senza sapere: il commissario tecnico Quesada ha fatto un lavoro incredibile, ma i giocatori e gli schemi di gioco sono gli stessi di due anni fa. È però cambiata l’attitudine, la consapevolezza della propria forza. Il lavoro paga sempre, i ragazzi hanno faticato in silenzio senza preoccuparsi troppo delle critiche e anzi mostrando una mentalità mai vista. Sapete cosa significa andarsi ad allenare sotto le contestazioni dopo aver perso con uno scarto di 50 punti?».

Sull’onda dell’ultimo storico Sei Nazioni, Castrogiovanni intravvede per il rugby l’‘effetto tennis’ prodotto dai trionfi di Jannik Sinner e dell’Italia vincitrice della Coppa Davis: «Parlo tutti i giorni con i genitori dei ragazzi che frequentano la mia Academy e in tanti mi hanno detto di aver acquistato una racchetta proprio dopo il boom di Sinner. Spero che questo meccanismo si generi anche nel mio sport, c’è bisogno di allargare la base del rugby. Ma su questo sta anche alla Federazione lavorare bene per ridurre quel divario che esiste da decenni con la Francia, l’Inghilterra e gli altri movimenti di Paesi dove la palla ovale ha una grande tradizione».

di Nicola Sellitti

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