Sinner trionfa a Pechino, Medvedev battuto in due set
Sinner trionfa a Pechino, Medvedev battuto in due set
Sinner trionfa a Pechino, Medvedev battuto in due set
Jannik ha vinto. E forse siamo alla svolta, a 22 anni appena compiuti. Ha superato anche Medvedev (senza perdere un set) a Pechino, centrando il primo successo su sette partite con il talentuoso russo e il nono titolo Atp in pochi anni di carriera.
E’ il secondo top ten messo in fila, dopo Carlos Alcaraz. In 48 ore ha travolto il numero 2 e 3 al mondo. E non dovrebbe servire il terzo indizio per formare la prova sull’altoatesino: la stagione di Sinner, contando anche il primo Master 1000 vinto in carriera (a Toronto, sul cemento) e la semifinale a Wimbledon, con qualificazione alle Atp Finals di Torino, è quella di un predestinato che inizia a tradurre in fatti un esercito di parole e aspettative, peraltro decisamente eccessive. E’ realmente uno dei primi della pista. Se si dovesse comporre una griglia in stile F1, Sinner al momento sarebbe in seconda fila, con lo stesso Medvedev, alle spalle del duo Djokovic e Alcaraz. Mica poco. Insomma, è un momento storico per il tennis italiano, ma il trionfo cinese di Sinner, numero quattro al mondo come Adriano Panatta nel 1976, non deve andare ad annullare le critiche sulla scelta del tennista italiano di rinunciare alla Coppa Davis, dopo le fatiche americane. Ora si muove un plotone – dalla stessa federazione che dovrebbe tutelare la presenza dei migliori italiani in Davis – a sostegno della scelta di Sinner, non nuovo a dire di no alla chiamata azzurra. Come scritto in precedenza, è una decisione che ha prodotto risultati evidenti: Sinner ha vinto a Pechino travolgendo gli avversari, quella pausa – con allenamenti a Montecarlo – durante la Davis gli è stata assai utile.
Ma se il risultato mette tutti d’accordo, è legittimo continuare a pensare che la rinuncia facile alla Davis (lo ha fatto anche Alcaraz..) svilisce ancora di più la competizione a squadre e che un pizzico di considerazione in più verso la nazionale sarebbe stata opportuna. Una valutazione che nulla toglie al valore di Jannik: l’Italia si ritrova un potenziale fenomeno. Che, come tutti noi, non è intoccabile.
di Nicola Sellitti
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche